La pensione con l’Ape sociale nel 2025 si raggiunge a 63 anni e 5 mesi di età. La platea dei beneficiari è sempre la stessa. Infatti possono sfruttarla gli addetti ai lavori gravosi che hanno maturato almeno 36 anni di versamenti. Oppure i disabili, i caregivers e i disoccupati che hanno accumulato almeno 30 anni di versamenti. Ma sui disoccupati alcune novità di oggi rischiano di compromettere questa possibilità per molti contribuenti. Ecco perché bisogna capire il da farsi, in modo tale da non essere esclusi da una prestazione che per età e contributi è spettante, ma che per alcuni cavilli può venire meno.
Pensione 2025 a 63 anni, come rientrare nell’Ape sociale da disoccupato
L’Ape sociale con la sua pensione a 63 anni nel 2025 è stata confermata dalla legge di Bilancio. Una prestazione come sempre molto favorevole come età di uscita. L’Ape è una sorta di reddito ponte per la pensione che accompagna ai 67 anni il beneficiario.
Per la pensione 2025 a 63 anni con l’Ape sociale, molti incide la disoccupazione INPS meglio nota come Naspi. Nella conferma dell’Ape sociale nella manovra di Bilancio del governo, non ci sono state novità sulla misura. Le regole sono rimaste le stesse come anche i requisiti. Anche per i disoccupati. Ma sono le novità della Naspi a rendere a volte non fruibile l’Ape sociale.
La Naspi necessaria per la pensione a 63 anni nel 2025 con l’Ape sociale
Per andare in pensione con questa misura servono 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di versamenti ma solo per i disoccupati che hanno finito di prendere interamente la Naspi loro spettante. A prescindere da una sentenza del 2024 che ha dato torto all’INPS che aveva bocciato una domanda di Ape ad una lavoratrice che aveva perso il lavoro maturando il diritto alla Naspi ma mai richiesta, la fruizione intera dell’indennità di disoccupazione continua ad essere ritenuta fondamentale dall’INPS. Questo in sede di istruttoria della domanda di Ape sociale da parte di un contribuente. Significa che difficilmente l’INPS approva una domanda di Ape da disoccupati che non hanno preso la NASPI.
Tutti i vincoli che minano il diritto all’indennità e alla pensione
Sulla disoccupazione INPS per il successivo diritto all’Ape sociale, ci sono altri vincoli specifici. Per esempio chi perde un lavoro ma per scadenza di un contratto a tempo determinato, per rientrare nella pensione a 63 anni nel 2025, deve, oltre ad aver preso la Naspi, anche avere almeno 18 mesi di contribuzione negli ultimi 3 anni.
Inoltre, nel 2025 chi perde il lavoro a tempo indeterminato per dimissioni, non solo perde il diritto immediato alla Naspi, ma può tornare a fruire dell’indennità per disoccupati solo se trova un nuovo lavoro di durata non inferiore a 3 mesi. Chi pensa a questa soluzione per prendere prima la Naspi e poi l’Ape sociale rischia di rimanere senza la prima misura e pure senza la seconda se il lavoro nuovo dopo le dimissioni precedenti, dura meno di 3 mesi.
Licenziamento che diventa una dimissione volontaria
Chi invece pensa di spingere un datore di lavoro restio a licenziarlo, ad assecondare la sua volontà per evitare di dare le dimissioni volontarie, adesso rischia grosso. Per troppe assenze dal lavoro che il datore ritiene ingiustificate, ecco che può nascere un licenziamento per giusta causa che secondo le nuove istruzioni, viene accomunato alle dimissioni volontarie. In parole povere, chi per prendere la Naspi anche se vuole dimettersi, induce con tante assenze il datore di lavoro al licenziamento, non potrà lo stesso prendere la Naspi. E di conseguenza uscirà fuori anche dal perimetro della pensione a 63 anni nel 2025 con l’Ape sociale.