Con la novità contenuta nel decreto sostegni bis, anche il contratto di espansione allargato potrebbe essere una valida alternativa di pensionamento che conviene sia all’azienda che al lavoratore. Confidustria esprime il suo giudizio positivo nell’aver allargato l’utilizzo del contratto di espansione anche alle aziende con 100 dipendenti (prima era limitato quelle con oltre 250 dipendenti) ma punta ancora più in alto richiedendo che la misura sia a carattere universale.
Pensione 5 anni prima con lo scivolo
La pensione con il contratto di espansione 5 anni prima è una delle misure cardine con cui il governo intende contrastare la fine del blocco dei licenziamenti che permetterà di anticipare l’uscita a quei dipendenti a cui mancano 5 anni per maturare i requisiti di pensionamento con la legge Fornero (o 62 anni di età, o 37 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 1 anno in meno per le donne).
Ma come funziona? Quando al dipendente mancano 5 anni alla pensione si può risolvere il contratto di lavoro. Il dipendente riceve un’indennità di accompagnamento alla pensione per 5 anni (o comunque fino al raggiungimento del diritto alla pensione) per 13 mesi l’anno. La cifra è molto simile a quella derivante dai contributi maturati fino al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Il problema principale di questa misura è che pesa sulle spalle dell’azienda: anche se a pagare l’indennità sarà l’INPS, le risorse vengono fornite dall’azienda tramite una fideiussione. E cosa ci guadagna l’azienda?
Riportiamo quando scrive Il Messaggero.it in proposito: “Dalla cifra versata al lavoratore, viene sottratto quanto spetterebbe allo stesso dipendente come Naspi in caso di perdita del posto di lavoro. Così, per fare un esempio, un lavoratore che guadagna 36 mila euro l’anno, all’azienda costerebbe circa 260 mila euro fino alla pensione, mentre in questo modo ne spenderebbe intorno ai 100 mila. “.
Consigliamo a tutti la lettura della nostra guida: Pensione: tutto quello che c’è da sapere, la guida