Polemiche sull’aumento dell’età pensionabile per i quotisti ce ne sono molte. Si può dire di tutto, che quota 102 elimina lo scalone post quota 100, che serve per superare la Fornero.
La verità è che rispetto alla quota 100 si perdono due anni. E molti già esclusi da quota 100, sono tagliati fuori pure da quota 102. Non si può parlare di fenomeno alla esodati post riforma Fornero, ma non si va così tanto lontano.
Il fardello pesante restano i 38 anni di contributi da racimolare. Troppi per molti lavoratori. Ma non sempre sono strettamente necessari. Infatti c’è una misura che permette di anticipare la pensione come quota 102, ma con solo 20 anni di contributi. Misura non certo appannaggio di tutti.
A 64 anni in pensione, ma come?
Quando parliamo di fardello per via dei 38 anni di contributi necessari per la quota 102 (ma lo era pure per quota 100), ci riferiamo alla miriade di lavoratori che a quella soglia difficilmente arrivano. Precari, lavoratori discontinui, disoccupati, implicati nella grave crisi economica. Tutti lavoratori privi di quella carriera contributiva utile ad arrivare a 38 anni.
Resta il fatto che sia con quota 100 che con quota 102 i versamenti minimi restano 38 anni. Con la novità 2022 esclusi quindi i nati nel 1960, che non sono riusciti a compiere il 62imo anno di età in tempo utile per quota 100 nonostante hanno completato al 31 dicembre 2021 i 38 anni di contribuzione necessaria.
Ed esclusi i nati nel 1959, che magari si sono trovati privi, anche solo per qualche mese, dei 38 anni di contribuzione nonostante al 31 dicembre 2021 avevano già 62 anni di età. Per questi, niente quota 100 e nemmeno la quota 102 visto che servono 64 anni di età. Un vero duro colpo per quanti si trovano in queste condizioni.
La quota 102 tra l’altro, nasce per durare solo nel 2022, perché scadrà il prossimo 31 dicembre 2022. Questi lavoratori, salvo novità in corso d’anno, dovranno per forza di cose aspettare i 67 anni di età della pensione di vecchiaia ordinaria o riuscire a raggiungere i 41 anni di contributi per la quota 41 o i 42,10 (41,10 per le donne), della pensione anticipata ordinaria.
La pensione anticipata contributiva
Una via alternativa per accedere lo stesso alla pensione con 64 anni di età esiste, ma per i soggetti prima citati è inutilizzabile comunque. Parliamo della pensione anticipata contributiva. La misura si centra con:
- 64 anni di età minima;
- 20 anni di contribuzione minima;
- Assenza di contributi a qualsiasi titolo prima del 1996;
- Pensione almeno di 1.290 euro lordi al mese (2,8 volte l’assegno sociale).
La misura consente l’uscita con combinazione 64+20, ma a determinate condizioni come prima detto. Il principale requisito resta l’anzianità contributiva, che non deve essere antecedente il primo gennaio del 1996. Ciò significa che la misura è destinata solo a contributivi puri. Per questo chi si trova in prossimità dei 38 anni di contributi, essendo passati circa 26 anni da quel primo gennaio 1996 che segna l’ingresso del sistema contributivo, non potrà essere in nessun caso primo di contributi al 31 dicembre 1995.
Resta la pensione anticipata contributiva un valido strumento per chi ha iniziato a versare solo nel sistema contributivo, dopo l’avvento della riforma delle pensioni di Lanfranco Dini. Anche perché il lavoro stabile, continuo e duraturo è pressoché scomparso proprio negli ultimi anni. Ed una misura che si rivolge a chi ha difficoltà a completare carriere lavorative lunghe, riguarda soprattutto i più giovani.
Certo, poi bisogna fare i conti pure con l’entità dell’assegno previdenziale, che basato sul montante contributivo, è assai difficile da centrare con solo 20 anni di contributi. Servono stipendi elevati e lavori di un certo rilievo per consentire ad un lavoratore che vuole lasciare l’attività con 64 anni di età e 20 di contributi, di centrare un assegno di circa 1.290 euro al mese.