Pensioni anticipate 2025, 2 novità da capire Pensioni anticipate 2025, 2 novità da capire

Pensione a 58 anni difficile? Ecco però una soluzione che permette di lasciare il lavoro a 58 anni

Pensione a 58 anni difficile ma almeno lasciare il lavoro a questa età si può fare, venendo accompagnati alla pensione.

Andare in pensione spesso è confuso con il lasciare il lavoro. Molti infatti pensano che lasceranno il lavoro solo quando andranno in pensione. In altri casi ci sono quelli che nonostante siano andati in pensione, non lasciano il lavoro.

Casi particolari e differenti ce ne sono a dismisura. Ecco perché è necessario capire che non sempre le due cose coincidono. Oggi per esempio parliamo di lasciare il lavoro a 58 anni di età, ma senza aver già raggiunto il diritto alla pensione.

Soluzioni che consentono di mettersi a riposo prima del previsto, finendo di fatto con l’essere accompagnati alla pensione, ce ne sono. Ed ecco spiegato come bisogna fare. 

Pensione a 58 anni difficile? Ecco però una soluzione che permette di lasciare il lavoro a 58 anni

Per andare in pensione a 58 anni di età per come funziona oggi il nostro sistema pensioni tutto è fuorché facile. Bisogna aver iniziato a lavorare davvero giovani, a circa 15 anni. Tutto in modo tale da completare i 43 anni circa di contributi necessari alle pensioni anticipate ordinarie raggiungendo i 58 anni di età. Iniziare a lavorare a 15 anni tutto è tranne che una cosa comune. Ma ancora più raro è aver proseguito a lavorare ininterrottamente o quasi fino ai 58 anni di età. 

La quota 41 per i precoci è più semplice

Appena più fattibile sarebbe l’andare in pensione a 58 anni di età con la quota 41 per i precoci, Non fosse altro perché prevede circa 2 anni in meno di contributi da completare rispetto alla pensione anticipata ordinaria. Anziché a 15 anni, l’età di inizio dei versamenti si sposta a 17 anni, ma è sempre una età molto giovane. 

Però adesso vedremo come alleggerire questo vincolo. E se non per andare in pensione a 58 anni, quanto meno per lasciare il lavoro a 58 anni. Perché le due cose, come abbiamo già spiegato, non sempre vanno a braccetto. 

Con 58 anni di età come si lascia il lavoro? Se hai già 39 di contributi è semplice farlo

Per esempio un lavoratore che oggi ha appena completato i suoi 39 anni di carriera ed ha 58 anni di età si trova nella seguente situazione. Ha una età troppo bassa per qualsiasi misura di pensionamento prevista dalla normativa in vigore.

Ma ha anche una carriera che non consente di andare in pensione con un’età talmente bassa. Perché sono versamenti insufficienti per andare in pensione con le anticipate ordinarie. Ed anche con la quota 41 per i precoci. 

Pochi contributi per la pensione anticipata ordinaria, dove abbiamo detto che servono 43 anni circa di contributi. E pochi pure per la quota 41 per i precoci, dove ne servono 41. 

I disoccupati e la loro quota 41 per i precoci

La quota 41 precoci però è una misura che può essere percepita dai disoccupati, ed al termine del periodo di disoccupazione indennizzato dall’INPS. In pratica, chi perde il lavoro involontariamente e prende la Naspi, grazie a questa indennità può entrare nel perimetro della quota 41 per i precoci che lo può portare alla pensione.

La Naspi si può prendere fino a massimo 24 mesi per chi viene da 4 anni almeno di lavoro ininterrotto. Maturando oltre all’indennità mensile anche la contribuzione figurativa. Ed è evidente che sommando 2 anni di contributi figurativi da Naspi ai 39 anni di contributi già completati, il lavoratore può completare a 60 anni i 41 anni di versamenti previsti. 

I contributi figurativi aiutano, ma attenti alla trappola

Per i lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva prima dei 19 anni di età se perfezionano entro il 31 dicembre 2026 41 anni di contribuzione, possono andare in pensione a prescindere dall’età con la quota 41 precoci. La misura si rivolge a invalidi, caregivers, addetti ai lavori gravosi o disoccupati.

Per il disoccupato però conta la Naspi, perché l’interruzione del rapporto di lavoro deve essere a seguito di licenziamento individuale o collettivo, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale del contratto o scadenza contratto a termine. In pratica, prima si deve prendere tutta la Naspi e poi si deve aspettare 3 mesi dall’ultimo rateo di disoccupazione prima di presentare la domanda di quota 41 . 

Occhio però ai 35 anni di contributi effettivi da raggiungere. Perché dei 41 anni di versamenti necessari, almeno 35 anni devono essere senza considerare i contributi figurativi da Naspi o da malattia INPS. Se i due ultimi anni di Naspi, quelli da prendere come una sorta di accompagnamento alla pensione, finiscono dentro questo limite dei 35 anni, il diritto alla quota 41 viene meno.