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Pensione a 62 anni potenziata dal DL Sostegni? Calcolo e convenienza

Quando si perde uscendo dal lavoro con il contratto di espansione? 

Partiamo col dire che la tanto decantata pensione a 62 anni di cui molti parlano come fosse una pensione aperta a tutti, così non lo è. In effetti la pensione a 62 anni che il decreto Sostegni bis ha allargato è quella che nasce dal contratto di espansione.

E si tratta di una misura che tira dentro le aziende, cioè i datori di lavoro perché riguarda, dopo l’estensione, le aziende con almeno 100 dipendenti. E pertanto, si tratta di una misura che è destinata a pochi lavoratori e solo se l’azienda aderisce ad un piano di esodo che può essere paragonabile all’isopensione.


Contratto di espansione solo se l’azienda ha almeno 100 addetti 

Il contratto di espansione è stato introdotto con la legge di Bilancio per favorire l’uscita del personale meno votato alle innovazioni dell’era moderna.

Uno strumento di favore per quelle aziende che hanno interesse a innovare, a partire dall’organico dipendenti, e di favore anche per i lavoratori che possono sfruttare fino a 5 anni di anticipo. Inizialmente previsto per aziende oltre i 1.000 addetti, il contratto di espansione adesso è esteso anche ad aziende più piccole, con organico superiore a 100 addetti. 

Contratto di espansione, misura piuttosto costosa


Se dal punto di vista del vantaggio in termini di uscita dal lavoro tutto sembra nettamente vantaggioso, sia per le aziende che per i lavoratori, non è così dal punto di vista dei costi. Su questo hanno effettuato dei conteggi i sindacati che hanno messo in luce il fatto che la perdita per il lavoratore sarà ingente. 

Si parla di una perdita di circa il 25% della pensione spettante. La perdita sarà immediata ed a partire dalla data di uscita dal lavoro. Come dicevamo, tutto proveniente da un dettagliato studio prodotto da Progetica che con un esempio ha chiarito bene ciò a cui andrebbero incontro i lavoratori che sceglieranno questa soluzione di pensionamento anticipato col contratto di espansione. Nel nostro sistema previdenziale uscire in anticipo non è mai una cosa gratuita.

Un lavoratore che ha iniziato la carriera nel 1985, secondo quanto dice lo studio di Progetica di cui parla il sito Money.it, uscendo a 67 anni avrebbe diritto ad una pensione superiore a 1.250 euro. Uscendo a 62 anni, sfruttando l’anticipo massimo del contratto di espansione invece, arriverebbe ad una pensione inferiore a 1.120 euro. 

Parliamo di pensione mensile, una perdita di 130 euro circa che in un anno sfiora i 1.700 euro.E lo studio di Progetica ha fatto allarmare subito anche la CGIL che ha sottolineato come per un lavoratore con stipendio di circa 2.000 euro al mese, se si considera la stima di vita di 82 anni, nella carriera di pensionato perderà all’incirca 80.000 euro.