Nel 2024 si potrà andare in pensione a 63 anni. Lo ha deciso il governo che ha varato un nuovo fondo che è stato ribattezzato fondo unico. In attesa che la misura diventi ufficiale come tutta la legge di Bilancio, emergono tutte le novità che riguarderanno la misura per chi rientra nella nuova quota 104, cioè una delle varie misure a 63 anni presenti nel fondo unico. Perché per chi ha fragilità lavorative, familiari e di salute, nascerà una nuova misura, sempre a 63 anni, ma con 36 anni di contributi. Per le donne che non rientreranno nell’opzione donna probabilmente a 63 anni si potrà andare in pensione con 35 anni di contributi. Per tutti gli altri invece ecco la nuova quota 104, con requisito anagrafico che sale dai 62 di quota 103 ai 64 della nuova misura. Che tra le altre cose nasconde una forte penalità per i pensionati.
A 63 anni in pensione, ecco la nuova quota 104
Con la quota 104 potranno lasciare il lavoro quanti si trovano ad aver compiuto almeno 63 anni di età e ad aver completato quanto meno 41 anni di contributi versati. Rispetto alla quota 103 come anticipato in premessa, si perde un anno. Si passa infatti dai 62 anni come età minima per la quota 103 ai 63 anni di adesso. Partendo dal decreto n° 4 del 2019, cioè l’atto che introdusse la quota 100, è evidente il peggioramento delle misure per i cosiddetti quotisti. Per tre anni, dal 2019 al 2021 la quota 100 ha permesso di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Nel 2022 invece si passò alla quota 102, con 38 anni di contributi ma 64 anni di età. Nel 2023 la quota 103 già citata, con 62 anni di età e 41 anni di contributi e adesso la quota 104, con 63 anni di età e 41 di contributi.
Ecco le penalizzazioni di assegno della nuova quota 104
Analizzando la nuova misura, possiamo dire che per la prima volta escono fuori delle penalizzazioni di assegno. Perché mai in passato e per tutte le misure precedenti, da quota 100 a quota 103 passando per quota 102, c’erano state delle penalizzazioni. Invece oggi con quota 104 si parla, come per esempio sottolineano sul Messaggero, a tagli del 4%. E parliamo di un taglio per anno di anticipo, ovvero il famoso taglio lineare di assegno. In pratica il pensionato dovrebbe accettare di perdere il 4% della sua pensione, per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia. Chi sfrutta l’anticipo massimo di 4 anni, uscendo esattamente a 63 anni, perderebbe il 12% di pensione. Con un meccanismo che dovrebbe essere rapportato al coefficiente di trasformazione all’età di uscita e il coefficiente di trasformazione a 67 anni.