Il governo ha presentato la manovra, licenziata positivamente dal Consiglio dei Ministri. L’attesa per le tante e forse troppe ipotesi per le pensioni nel 2024 è terminata. A dire il vero qualcosa potrebbe ancora cambiare con il passaggio parlamentare della legge di Bilancio, ma ipotizzare nuove misure al posto di quelle di cui si è parlato ieri sera in conferenza stampa appare esercizio azzardato. Magari verranno inserite postille, ritocchi e limature per via dei sicuri emendamenti che i gruppi di maggioranza e minoranza presenteranno. Ma una cosa è certa, l’età di uscita alternativa alla pensione di vecchiaia a 67 anni diventa quella dei 63 anni. E nascono ben tre combinazioni per la pensione a 63 anni nel 2024.
Pensione a 63 anni nel 2024, ecco le 3 combinazioni possibili, ufficiale l’età di uscita delle anticipate
Come dicevamo, 63 anni è l’età ricorrente in tutte le novità previdenziali del pacchetto pensioni della nuova legge finanziaria. Per la pensione a 63 anni nel 2024, ecco le 3 combinazioni possibili che il governo ha deciso di varare. La prima riguarda la quota 103, perché in effetti si passa a quota 104, visto che l’età dai 62 anni passa a 63. I contributi da completare restano sempre pari a 41 anni, ed ecco che la somma di età e contributi passa da 103 a 104. A dire il vero pare che la pensione con quota 103 dovrebbe comunque restare in azione, solo che verranno inseriti incentivi sullo stipendio per chi rimanda l’uscita e attende i 63 anni di età invece che uscire a 62. E la pensione con quota 103 potrebbe essere sonoramente tagliata per spingere gli interessati, a pensare alla pensione con quota 104.
In pensione tutti a 63 anni con 41 di contributi, oppure con 35 o 36 anni per alcune categorie
In pratica, tutti i lavoratori andranno in pensione con 63 anni di età e 41 anni di contributi, a meno che non si rientri in quello che la Premier Meloni ha chiamato nuovo fondo che assorbe opzione donna e Ape sociale, che quindi vengono cessate. A 63 anni le donne potranno uscire senza i 41 anni di contributi, ma con 35 come per opzione donna. E proprio da opzione donna dovrebbe essere copiato il metodo di calcolo degli assegni, ovvero il contributivo. Quindi, ok alla pensione a 63 anni per le donne, con “soli” 35 anni di contributi, ma penalizzando l’assegno.
Ed a 63 anni invece gli uomini dovrebbero poter uscire con 36 anni di contributi. Ma solo se rientrano tra i caregivers, gli invalidi, i lavori gravosi e i disoccupati. In pratica, per le stesse categorie a cui veniva concesso il pensionamento con l’Ape sociale. Per disoccupati, invalidi e caregivers, o per edili e ceramisti che godevano di un’Ape sociale con 30 anni di contributi per le prime tre categorie e 32 anni per le altre due, si tratta di un inasprimento dei requisiti. Perché come detto adesso serviranno 36 anni.