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Pensione a 63 anni nel 2025, tutti i disoccupati in pensione? La guida e gli aggiornamenti

Pensione 2025 63 anni e 5 mesi di età con l’Ape sociale, confermata la misura, cosa cambia per i disoccupati.

Via libera ormai certo alla nuova pensione a 63 anni nel 2025. Perché anche senza il testo ufficiale della manovra una cosa sicura sembra essere la riproposizione intera dell’Ape sociale al 2025.

Anzi, per via dei fondi messi a bilancio anche in previsione dei futuri anni, pare che almeno per il prossimo triennio l’Anticipo pensionistico sociale dovrebbe essere attivo.

E con questo strumento in pensione potranno andarci i lavoratori che avevano perduto le speranze vista la sua precedente scadenza del 31 dicembre 2024.
Dentro questo canale di pensionamento anticipato anche i disoccupati, che sono probabilmente una delle categorie a cui maggiormente fa gola questa pensione a 63 anni nel 2025. Disoccupati che adesso però hanno seri dubbi sulle regole da rispettare dopo una recente sentenza della Cassazione che ha riguardato proprio il fattore discriminante della Naspi per poter andare in pensione con questa misura.

Pensione a 63 anni nel 2025, tutti i disoccupati in pensione? La guida e gli aggiornamenti

Nel sistema pensioni in Italia le regole sono chiare. I legislatori fanno il loro mestiere, perché creano le leggi che poi l’INPS, facendo invece il suo di mestiere, le applica. In base a ciò che è scritto nella legge e soprattutto, interpretando ciò che il legislatore intende per quanto ha scritto nel testo normativo.
Sembrerebbe tutto semplice ed invece spesso si finisce con interpretazioni che producono ricorsi da parte dei contribuenti. A cui magari l’INPS respinge una domanda di pensione interpretando in maniera che poi alcuni giudici ritengono non giusta queste normative. Questo è quanto successo dopo una pronuncia della Corte d’Appello di Firenze che condannò l’INPS a liquidare la prestazione dell’Ape sociale precedentemente bocciata dall’Istituto ad una lavoratrice che pur avendo perso il posto di lavoro involontariamente, non aveva richiesto la Naspi. Una sentenza confermata poi dalla Cassazione a cui l’INPS si era rivolta contestando e ricorrendo contro la sentenza della Corte d’Appello.

Ecco da dove nascono i dubbi tra Ape sociale e Naspi

La pensione per i disoccupati con l’Ape sociale e la pensione a 63 anni nel 2025 seguirà le stesse regole della pensione 2024. Infatti il disoccupato non deve aver perso il lavoro per sua scelta, ovvero tramite l’istituto delle dimissioni volontarie. Infatti solo coloro che perdendo il lavoro hanno diritto alla Naspi possono poi prendere la pensione con l’Ape sociale.

Per i disoccupati servono almeno 63 anni e 5 mesi di età e almeno 30 anni di versamenti contributivi. Ma soprattutto, serve che la Naspi sia stata presa interamente, ovvero fino all’ultima mensilità percepita.

Questo ciò che si legge sulla norma relativa all’Anticipo pensionistico sociale ed è ciò che in genere l’INPS ha interpretato.
Invece secondo i giudici del caso citato nel paragrafo precedente, la giusta interpretazione della norma dovrebbe collegare la Naspi all’Ape sociale per il solo fatto che le due misure non sono cumulabili. Cioè chi prende la Naspi non può contemporaneamente prendere l’Ape sociale.

E pertanto, chi sta prendendo la Naspi deve prima terminare di prenderla e poi passare alla pensione. Chi invece non prende la Naspi, perché non l’ha richiesta o per un qualsiasi altro motivo personale, dovrebbe comunque poter andare in pensione con l’Ape sociale.

Pensioni a 63 anni nel 2025, vietato confondere le cose


Attenti però ad una cosa. In effetti è vero che per la prestazione e quindi anche per l’Ape sociale 2025, secondo le sentenze, ciò che conta è lo status di disoccupato involontario. Ma è altrettanto vero che le pronunce su qualche ricorso, creano i precedenti da usare per altri ricorsi.

Ma non cambiano le norme e nemmeno la libertà di interpretare da parte dell’INPS. Tradotto in termini pratici, anche se effettivamente qualcuno potrebbe pensare che adesso senza Naspi si può andare comunque in Ape sociale, rischia di rimanere deluso.

Perché l’INPS potrebbe anche continuare a respingere le domande usando la sua solita interpretazione relativa alla completa fruizione della Naspi. Deve essere poi il lavoratore a cui la domanda di Ape sociale viene respinta a ricorrere usando magari le sentenze già emanate come esempio che avvalora la bontà del ricorso stesso.