Pensione a 64 anni o a 67 anni anche a chi adesso ha 15 anni di contributi

Dall’INPS ecco la pensione a 64 anni o a 67 anni anche a chi adesso ha 15 anni di contributi.

Se è vero che per andare in pensione a 67 anni di età o a 64 anni di età sono necessari 20 anni di versamenti, è altrettanto vero che senza questi 20 anni di contributi in pensione non si può andare.

Le regole da questo punto di vista sono rigide. Eppure, ci sono degli strumenti che consentono di andare in pensione a 64 anni di età o a 67 anni di età avendo solo 15 anni di contributi al momento.

E la pensione di cui parliamo è nel 2025 non fra 5 anni. Sono due le misure che consentono di andare in pensione con 20 anni di versamenti. Abbiamo infatti la pensione di vecchiaia ordinaria (67 anni di età pensionabile) e la pensione anticipata contributiva (64 anni).

Ma come mai dall’INPS può arrivare la pensione a 64 anni o a 67 anni anche a chi adesso ha 15 anni di contributi? Ecco come è possibile e cosa bisogna saper fare.

Pensione a 64 anni o a 67 anni anche a chi adesso ha 15 anni di contributi

La legge di Bilancio del 2024 ha introdotto per il biennio 2024-2025 la possibilità per determinati contribuenti di riscattare fino a 5 anni di contributi in modo tale da trovarsi al compimento 67 anni, in condizione di poter andare in pensione di vecchiaia.

Ma anche di trovarsi a 64 anni di età in condizione di andare in pensione anticipata contributiva. Perché serve un riscatto per andare in pensione? Perché evidentemente siamo di fronte a soggetti che non hanno raggiunto 20 anni di versamenti, che come dicevamo, sono utili per l’una e per l’altra misura.

La misura che bisogna sfruttare è la Pace Contributiva e vale solo per i contributivi puri. Solo così è facile che dall’INPS possa arrivare la pensione a 64 anni o a 67 anni anche a chi adesso ha 15 anni di contributi.

Pensioni 2025 con la Pace Contributiva? ecco come

La legge di Bilancio 2024 non ha fatto altro che rimettere in funzione la Pace Contributiva già attiva dal 2019 al 2021 e introdotta dal decreto numero 4 del 2019 (lo stesso decreto di reddito di cittadinanza e quota 100, ndr).

Si chiama Pace Contributiva perché permette di riscattare fino a 5 anni di vuoti contributivi, cioè di periodi scoperti da contribuzione di qualsiasi genere. Una misura utile sia per raggiungere i requisiti per le pensioni che per aumentare il proprio montante contributivo e finire con il prendere una pensione più alta.

Vuoti contributivi e riscatto

Il periodo non coperto da contribuzione che può essere riscattato con la Pace Contributiva non deve essere per forza consecutivo ma devono essere obbligatoriamente successivi al 31 dicembre 1995 (o dall’anno del primo versamento se la carriera è iniziata dopo questa data) e fino al 31 dicembre 2023.
La Pace Contributiva può essere esercitata solo presentando una domanda all’INPS e l’onere da versare, calcolato in base all’aliquota prevista dal fondo previdenziale interessato e in base alla retribuzione media lorda utile ai fini previdenziali, può essere portato in deduzione dall’IRPEF.

Significa che l’onere del riscatto può essere scaricato dal reddito. Inoltre il corrispettivo da versare può essere rateizzato fino a 120 mesi. Evidente però che chi ha necessità di arrivare a 20 anni di contributi entro la fine del 2025 per andare in pensione al compimento dei 67 o 64 anni di età, deve completare il riscatto pagando tutto entro questa data. Altrimenti dovrà posticipare il pensionamento a quando, pagando tutto ciò che deve, si trova ad aver completato i 20 anni di versamenti necessari ad una qualsiasi delle due misure prima citate. La pensione a 64 anni o a 67 anni anche a chi adesso ha 15 anni di contributi può arrivare se l’interessato completa gli anni carenti in tempo utile.