Andare in pensione nel 2025 sembrava cosa certa per qualcuno. E adesso ecco che di colpo aleggia il pericolo di doversi andare solo nel 2030. Poco importa se questo evento riguardi la pensione a 64 o 67 anni. Perché si tratta di dover attendere altri 5 anni in più per andare in pensione. Anzi, l’attesa non deve nemmeno essere fine a se stessa perché occorre trascorrere altri 5 anni lavorando. Perché per la prima volta dopo anni, cioè che finisce nel mirino di un inasprimento dei requisiti non è l’età anagrafica dei lavoratori, ma l’età contributiva. Ed in un “batter d’occhio” si può arrivare ad una nuova versione degli esodati, stavolta sulle pensioni ordinarie di vecchiaia o sulle anticipate contributive.
Pensione a 64 o 67 anni messa a rischio nel 2025, ecco chi rischia 5 anni di lavoro in più
Senza voler fare terrorismo mediatico, ciò che diciamo fa riferimento ad una ipotesi di riforma del sistema previdenziale che è vero che mette dentro la flessibilità in uscita tanto attesa dai lavoratori e tanto agognata. Ma mette dentro anche un pesantissimo inasprimento dei requisiti di accesso alle pensioni. Perché probabilmente, ad ipotesi tramutate in triste realtà, per le pensioni di vecchiaia ordinarie serviranno 25 anni di contributi. E lo stesso per le pensioni anticipate contributive. Parliamo delle due misure che fino ad oggi vedono nei 20 anni di versamenti la soglia contributiva minima per prendere il trattamento. E adesso tutto cambia. Con 5 anni in più di attesa e di lavoro che diventerebbero un vero fardello e che a dire il vero secondo noi porterebbero i legislatori immediatamente ad essere costretti ad agire con delle salvaguardie. Più o meno come accadde ai tempi della riforma Fornero, quando di colpo i requisiti di accesso alle pensioni aumentarono per tutti e per chi si trovò di colpo senza lavoro e senza pensione, il governo decise di introdurre misure atte a detonare il disastro.
Nuovi penalizzati sulle pensioni, ecco perché
Furono necessari ben 8 interventi in salvaguardia per alleggerire ciò che la legge Fornero introdusse. Adesso la novità arriva da una proposta, che resta tale e quindi al momento nulla di sicuro, del CNEL. Infatti insieme ad una rivisitazione dei coefficienti di trasformazione che verrebbero ridotti perché si apre ad una pensione flessibile dai 64 ai 72 anni, ecco comparire l’inasprimento sull’età contributiva dei lavoratori. E per chi i 20 anni di contributi li centra nel 2025, la pensione a 64 o 67 anni potrebbe così essere messa a serio rischio. A maggior ragione per chi già adesso non ha un lavoro, perché lo ha perso o perché certo di arrivare alla pensione di vecchiaia nel 2025 (o alla anticipata contributiva per chi è senza versamenti prima del 1996).