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Pensione a 67 anni: 20 anni di contributi non bastano, ne serviranno 25

Le ultime proposte avanzate in ambito pensioni chiedono l’innalzamento a 25 anni per i contributi necessari per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

12 esperti sono al lavoro per riscrivere le regole di pensionamento. Il Cnel di Inps, Istat, Bankitalia a cui si sono uniti anche sindacati e università, è una commissione istituita da Renato Brunetta per presentare al Governo un rapporto prima della manovra.

Quello che è emerso è che è necessario dire basta alle pensioni con le quote, alle opzioni e agli scivoli. Fermo restando il diritto della pensione anticipata, quest’ultima deve essere disincentivata e devono essere previste regole permanenti e strutturali per dire addio ai negoziati annuali che si devono intraprendere per avere la flessibilità in uscita.

Pensione da 64 a 72 anni

L’idea che emerge dal Cnel è che l’uscita dal mondo del lavoro deve essere resa possibile dai 64 ai 72 anni. Ma chi decide di uscire prima dovrà accettare o il ricalcolo contributivo o una penalizzazione (dal 3 al 3,5%) per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni richiesti dalla normativa in vigore.

La pensione dovrà avere un importo minimo fissato a 800 euro (una volta e mezza l’assegno sociale). La cosa fondamentale, però, è che non basteranno più 20 anni di contributi, ma ne occorreranno 25.

Per la pensione di vecchiaia, che oggi richiede 67 anni e 20 anni di contributi, i requisiti cambierebbero e sarebbe necessario raggiungere 67 anni di età e 25 anni di contributi. Anche i requisiti della pensione anticipata cambierebbero e sarebbero richiesti 44 anni di contributi e almeno 64 anni di età.

Ricordiamo che oggi, per accedere alla pensione anticipata ordinaria sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne, indipendentemente dall’età.

Pensioni, si va verso un cambiamento così drastico?

Il minimo contributivo a 25 anni per poter accedere alla pensione sarebbe un cambiamento epocale. Ricordiamo, infatti, che i 20 anni di contributi minimi per pensionarsi, ormai, sono previsti dalla Riforma Amato del 1992. Il cambiamento non impatterebbe solo sulla pensione di vecchiaia ordinaria, ma anche sull’anticipata contributiva che oggi richiede 64 anni di età e 20 anni di contributi e che potrebbe, in futuro, richiedere, insieme ai 64 anni di età, 25 anni di contributi.

Per ora si tratta di proposte che gli esperti del Cnel hanno avanzato con lo scopo di ridurre le pensioni che si liquidano ogni anno e fare in modo che le pensioni anticipate vengano pagate per meno anni (fissando l’età di accesso a 64 anni). Il tutto, in ogni caso, comporterebbe enormi guadagni per il bilancio pubblico andando a contribuire a risanare il debito pubblico e contenere il deficit.

Gli esperti sono partiti da una considerazione: lo scorso anno l’età media di pensionamento anticipato è stata di 61,2 anni e quella per le pensioni di vecchiaia di 67,2 anni. Queste soglie di età sono stimate troppo basse, in confronto alla speranza di vita e proprio per questo la filosofia diventa quella di incentivare a permanere al lavoro il più a lungo possibile.