La pensione con l’Ape sociale è una misura che possono sfruttare anche nel 2025 i disoccupati. Sono soggetti che hanno perso involontariamente il lavoro e che dopo aver preso la Naspi possono chiedere la pensione. La misura, confermata nel 2025 è molto favorevole come età di uscita anche se piena di vincoli e limitazioni visto che è una specie di reddito ponte per la pensione. Ci sono però alcuni chiarimenti da fare al riguardo. Perché per centrare l’Ape oltre ai requisiti che naturalmente vanno centrati, ci sono diverse condizioni da rispettare. Anche per i disoccupati naturalmente. E spesso basta poco per perdere il diritto alla prestazione. Un rischio che sta correndo per esempio un nostro lettore che ci scrive:
“Buonasera, sono un vostro assiduo lettore e volevo una delucidazione. Il mio patronato mi sta dicendo che non possono prendere l’Ape sociale nonostante sono ormai senza lavoro dal 2022. Ho preso infatti tutta la Naspi che mi spettava dopo un precedente lavoro di durata decennale. Ho preso due anni di Naspi fino al 2023. Solo che compio 63 anni e 5 mesi di età solo ad aprile. Avendo 35 anni di contributi credevo di poter andare in pensione con l’Ape e invece, dal momento che dopo la Naspi mio genero mi ha assunto part time per una settimana a febbraio 2024, il Patronato mi dice che non possono andare avanti con la mia domanda perché la mia vita lavorativa non si chiude con la Naspi ma con quel part time. Ma cosa significa? Mi suggeriscono di trovare un nuovo lavoro, di almeno 3 mesi e di ripresentare domanda di Naspi per poi chiedere la pensione successivamente. Vi assicuro che ci sto capendo poco. Potete aiutarmi?”
Pensione a rischio, ecco come rientrare nell’Ape sociale da disoccupato
Il quesito del nostro lettore tratta proprio di una delle condizionalità che riguardano l’Ape sociale, la disoccupazione e la Naspi. Per andare in pensione con questa misura servono 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di versamenti ma solo per i disoccupati che hanno finito di prendere interamente la Naspi loro spettante. Ed effettivamente dovrebbe essere questo il fattore determinante, cioè aver terminato di prendere la Naspi e poi passare a richiedere l’Ape sociale. Usiamo il condizionale perché in effetti una sentenza del 2024 ha dato ragione ad una ricorrente che, anche se nel pieno diritto a prendere la Naspi dopo essere stata licenziata, non ha provveduto a chiedere questa indennità all’INPS. Passando, al raggiungimento dei requisiti, a chiedere direttamente l’Ape sociale. In quel caso gli ermellini decisero che la pensione poteva lo stesso essere liquidata perché il prendere interamente la Naspi e quindi averla terminata è solo un fattore che riguarda il divieto di cumulare e prendere contemporaneamente la Naspi e una pensione. Quindi, più che prendere interamente la Naspi, basta il diritto a chiederla anche se non lo si fà.
Ecco come fare a prendere la pensione dopo la disoccupazione
Il nostro lettore però è in una situazione diversa. Una situazione limite. Perché si tratta di una carriera lavorativa che effettivamente ha in quella settimana di part time la sua chiusura. Un contratto a scadenza, che per durata non dovrebbe dare diritto alla Naspi. A meno che, come gli hanno suggerito al Patronato, non trova una nuova occupazione, per poi, al termine, maturare il diritto alla Naspi. In buona sostanza, trovando una nuova occupazione, che deve essere di durata almeno pari a 3 mesi come hanno deciso adesso i legislatori, l’interessato poi dovrebbe chiedere la Naspi, prenderla per quel mese e mezzo di durata che matura con 3 mesi di assunzione, e solo successivamente presentare domanda di Ape sociale. A meno che non voglia aspettare la reiezione della domanda di Ape sociale da parte dell’INPS, se non richiede la Naspi, e fare come la ricorrente prima citata. Presentando quindi un ricorso che poi un tribunale dovrà valutare se accogliere o meno.