Perchè i pensionati sognano di trasferirsi all’estero? Non è solo per il clima migliore che si può trovare in alcuni Paesi esteri e non è neanche per il costo della vita che, in molti casi, è inferiore a quello previsto in Italia che permette, di fatto, al pensionato uno stile di vita migliore. Ovviamente anche questi sono fattori che contano ma a pesare maggiormente è la possibilità di pagare meno tasse sulla pensione.
Si pensi al Portogallo, dove è presente una massiccia comunità di pensionati italiani, dove la pensione per un tot di anni non è proprio tassata. Il sogno di tutti, appunto, ricevere la pensione senza tassazione o con tasse più basse (in questo moto naturalmente, fermo restando l’importo lordo dell’assegno, aumenta l’importo netto che il pensionato ha a sua disposizione).
Pensione all’estero: evitare doppia tassazione
Come abbiamo anticipato, quindi, il pensionato vuol trasferirsi all’estero per pagare meno tasse sulla pensione, ma deve fare molta attenzione al traferimento fiscale perchè altrimenti il rischio che corre è quello di vedersi imporre sull’assegno pensionistico una doppia tassazione.
Infatti l’informazione che trasferendosi all’estero non si debbano pagare le tasse imposte dall’Italia è corretta solo in parte e vale solo per alcuni tipi di pensionati. Per non commettere errori, quindi, consigliamo la lettura di questa guida completa su come attuare il trasferimento.
Da premettere fin da subito che i Paesi dove non è prevista la doppia imposizione sulla pensione (dell’Italia e del Paese dove ci si trasferisce) sono quelli che hanno stipulato una convenzione con il nostro Paese per chi trasferisce la propria residenza fiscale.
Residenza fiscale in Italia o all’estero, cosa cambia?
I soggetti che sono residenti in Italia sono tenuti a dichiarare nel nostro Paese tutti i propri redditi, sia che siano prodotti in Italia sia che provengano dall’estere.
I soggetti che, invece, non sono fiscalmente residenti in Italia sono tenuti a dichiarare in Italia soltanto i redditi prodotti in Patria. Ma se si sceglie un Paese estero che ha stipulato una convenzione bilaterale con l’Italia, anche sui redditi prodotti in Italia, come la pensione, si applicherà la tassazione prevista dal Paese estero di residenza.
Convenzione bilaterale, prima cosa da verificare
Prima cosa da verificare, quindi, è se il Paese estero dove ci si vuol trasferire ha stipulato una convenzione bilaterale con l’Italia perchè in caso contrario anche trasferendosi all’estero si continueranno a pagare le tasse anche in Italia perchè questo prevede la normativa sui redditi prodotti in Italia.
In questo caso, quindi, sui redditi interviene una doppia tassazione: in primis una tassazione italiana sui redditi percepiti in Italia, ma lo stesso reddito, poi, dovrà essere tassato anche dal Paese estero in cui si ha la residenza generando una doppia tassazione che rischia di tagliare non poco la pensione percepita. La convenzione bilaterale, quindi, è essenziale per non vedersi applicare la doppia imposizione sulla pensione.
La convenzione bilaterale fa in modo di eliminare la doppia tassazione prevedendo che i redditi corrisposti dall’Italia a persone residenti in un Paese con cui la convenzione è stata sottoscritta, paghi le tasse solo nel Paese di residenza.
Ma attenzione, e qui scatta un’altra cosa da verificare prima di prendere qualsiasi decisione: la tassazione per i non residenti in Italia è applicata in modo diverso se si tratta di pensioni liquidate a lavoratori del settore privato o a quelli della gestione pubblica.
La cosa principale da verificare è se la convenzione stipulata con il Paese in cui ci si intende trasferire prevede questa differenziazione (ad esempio le Filippine, che hanno stipulato una convenzione bilaterale con l’Italia, prevedono per le pensioni liquidate dalla gestione pubblica doppia tassazione, mentre per quelle liquidate ai lavoratori della gestione privata la doppia imposizione non è prevista).
Leggere, quindi, la convenzione bilaterale diventa imprescindibile se si è pensionati da gestione pubblica: in molti Paesi, pur essendoci una convenzione bilaterale la stessa non annulla la doppia imposizione per le pensioni liquidate dalla gestione pubblica.
I dipendenti del pubblico impiego, quindi, che da pensionati vogliono trasferirsi all’estero nella maggior parte dei casi subiranno una doppia imposizione sulla pensione.
Come si trasferisce la propria residenza fiscale all’estero?
Per essere considerati effettivamente residenti fiscalmente all’estero bisogna soddisfare tutte le seguenti condizioni:
- chiedere residenza nel Paese di destinazione
- essere iscritti all’AIRE
- non essere stata iscritti all’anagrafe dei residenti in Italia per più della metà dell’anno (183 giorni negli anni normali, 184 giorni negli anni bisestili)
- non aver avuto domicilio in Italia per più di metà dell’anno
- non aver avuto dimora abituale in Itala per più della metà dell’anno.
Se manca anche solo una di queste condizioni, pur avendo trasferito la propria residenza anagrafica all’estero si sarà considerati residenti fiscalmente in Italia.