Il 2022 sta volgendo al termine e per forza di cose chi è vicino alla pensione anticipata deve guardare al futuro, al 2023. Quali saranno le possibilità di pensionamento che avremo a disposizione il prossimo anno?
Pensione anticipata 2023
Resta, come tutti ormai ben sappiamo, la Legge Fornero e, quindi, si potrà continuare ad andare in pensione tranquillamente a 67 anni con 20 anni di contributi. Ma anche, indipendentemente dall’età, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne grazie all’anticipata ordinaria.
Ma resta anche la pensione quota 41 per precoci che permette a chi ha versato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età, di accedere con 41 anni di contributi se rientra in uno dei profili tutelati.
Rimane invariata la pensione anticipata contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi per chi ha iniziato a versare a partire dal 1996 ed avrà una pensione di almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS (1310 euro circa di assegno mensile). Se non riesce dovrà attendere i 67 anni per il trattamento di vecchiaia.
Ma non viene toccata neanche la RITA che permette l’accesso a 62 anni con 20 anni di contributi per chi ha un fondo previdenziale complementare dove ha versato almeno 5 anni di contributi. A patto di aver versato almeno 20 anni di contributi obbligatori. L’uscita è anticipata a 57 anni, alle stesse condizioni, per chi è disoccupato da almeno 24 mesi.
Le pensioni anticipate prorogate per il 2023
Ma il governo Meloni ha annunciato anche due importanti proroghe. Una per l’Ape sociale e una per l’Opzione donna. Che dovrebbero, quindi, essere rinnovate anche per il prossimo anno.
E si potrà continuare ad andare in pensione a 63 anni con 30, 32 o 36 anni di contributi se si appartiene ad un profilo tutelato. E a 58 o 59 anni con 35 anni di contributi se si raggiungono i requisiti entro la fine del 2022 grazie all’Opzione donna.
Resta poi un grosso punto interrogativo sul rinnovo della Quota 102: la misura verrà modificata ma non si sa ancora come. Una quota 103? Una quota 102 flessibile? La quota 41 con 61 anni di contributi? Poco importa visto che di misure per il pensionamento ce ne sono anche fin troppe. Basta pianificare per tempo l’uscita dal lavoro per riuscire a lasciare il lavoro prima dei 67 anni.