Per il 2025 molti contribuenti nati fino al 1962 si chiedono se anche al termine della loro fruizione dell’intero periodo di Naspi spettante potranno finalmente prendere la pensione. Una domanda che può sembrare strana ma che effettivamente nasce dal fatto che già oggi esistono due misure che guardano ai disoccupati che prendono la Naspi come a delle categorie da mandare in pensione prima. Ma alla luce delle modifiche di cui si parla al sistema, non è detto che restino in vigore pure l’anno prossimo. Anzi, a dire il vero su una misura i dubbi sono pochi mentre sull’altra sono assolutamente legittimi. Le due misure sono la quota 41 per i precoci e l’Ape sociale. Ma mentre la prima misura è sicuramente fruibile nel 2025 la seconda ancora non lo è.
Pensione anticipata 2025 a 63 anni o prima per chi ha perso il lavoro, ma come?
L’Ape sociale e la quota 41 per i precoci hanno in comune la medesima platea dei potenziali beneficiari. Infatti sono due misure che per esempio nel 2024 concedono il pensionamento ai disoccupati che hanno terminato di percepire interamente la Naspi. Oppure mandano in pensione gli invalidi che sono stati riconosciuti tali in misura non inferiore al 74% da parte delle competenti commissioni mediche invalidi civili delle ASL. Con le due misure possono andare in pensione anche gli addetti ai lavori gravosi. Purché abbiano svolto questo genere di attività per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni. Ed infine possono accedere alla pensione con le due misure anche i caregiver, purché convivono con il familiare invalido sotto le legge 104 a cui presumo assistenza da almeno 6 mesi.
Cosa cambia per i disoccupati tra Ape sociale e quota 41 precoci
Stesse platee di beneficiari dicevamo ma requisiti differenti tra quota 41 precoci e Ape sociale. Infatti la quota 41 per i precoci non ha alcun limite anagrafico e quindi permette al lavoratore di andare in pensione semplicemente raggiungendo il previsto numero di anni di contributi versati. Va detto però che questi 41 anni di contributi versati devono essere particolari. Perché 35 di questi non devono comprendere i contributi figurativi da disoccupazione o da indennità per malattia. Ed almeno un anno di contribuzione deve essere stato versato già prima di aver compiuto 19 anni di età. Per l’Ape sociale invece i contributi da raggiungere devono essere pari ad almeno 30 anni per i disoccupati. Però in questo caso va rispettato pure il requisito anagrafico che è quello dei 63 anni e 5 mesi di età.
Cosa attendersi adesso dalla legge di Bilancio
Le due misure quindi hanno parecchi punti in comune ma anche parecchie differenze tra loro. Ma se la quota 41 dovrebbe essere in vigore sicuramente nel 2025, per l’Ape sociale la certezza non c’è ancora. Il governo deve decidere nella legge di bilancio se prorogare la misura anche per il 2025 o se terminare l’esperienza. Perché in effetti l’Ape sociale al momento scade nel 2024. Gli interessati alla misura, non potranno fare altro che attendere l’esito della legge di bilancio e verificare se la misura sarà confermata o meno.