Andare in pensione con gli scivoli previsti ancora nel 2023 non è esente da tagli e penalizzazioni. Inevitabile questo perché uscire prima dal lavoro per età e contribuzione è penalizzante. Perfino il prepensionamento di cui possono godere i lavoratori che rientrano nel famoso contratto di espansione è penalizzante. Ma lo è di più per chi è più in avanti con gli anni.
In pensione 5 anni prima ma pagata dall’azienda? ecco come
Il contratto di espansione parte da un presupposto che è quello di una intesa tra sindacati e datori di lavoro che in sede governativa sottoscrivono questo accordo. Un contratto in cui si permette all’azienda di partire con dei prepensionamenti per i più vicini alla pensione e con delle riduzioni di orari di lavoro. Tutto nell’indirizzo di avviare una specie di turnover lavorativo aiutando l’azienda a rinverdire l’organico dipendenti con qualcuno più propenso alle nuove tecnologie. Si stabiliscono i criteri del contratto, con l’elenco dei lavoratori che devono andare in pensione entro i futuri 5 anni e con il piano di nuove assunzioni con il rapporto 1 a 3 (un assunto ogni 3 pensionati). Ciò che abbiamo scritto non deve essere preso come oro colato dal momento che in sede di istruttoria del contratto molto può essere corretto, ma le linee guida sono quelle. E i lavoratori interessati sono quelli che si trovano ad aver compiuto 62 anni o ad aver completato 37,10 anni di carriera.
Cosa rimette il lavoratore che esce 5 anni prima
Resta il fatto che il lavoratore riceve, uscendo con il contratto di espansione, un assegno dall’INPS ma pagato dall’azienda. Parlare di tagli rispetto alla pensione effettivamente spettante non è azzardato. La pensione è calcolata in base ai contributi alla data di uscita. Salvo il caso di chi si trova a 5 anni dai 42 anni e 10 mesi della pensione anticipata ordinaria, per la quale l’azienda oltre all’assegno di prepensionamento finanzia anche la contribuzione figurativa dei 5 anni mancanti, per gli altri si tratta di bloccare il montante. In pratica si interrompono i versamenti e la pensione è pagata in base alla contribuzione alla data di uscita. Continuando a lavorare fino a 67 anni sono 5 anni di contributi in più e quindi una pensione più alta. Senza considerare che uscire a 62 anni significa passare il montante con dei coefficienti inferiori rispetto a quello che si userebbe a 67, ma anche a 66, 65 e così via. Infatti i coefficienti che trasformano il montante in pensione sono tanto più favorevoli quanto più elevata è l’età di uscita per la pensione.