Molti hanno annunciato un superamento della Legge Fornero grazie alle novità contenute nella Legge di Bilancio, altri, invece, hanno affermato che le stesse hanno solo inasprito i requisiti già rigidi che la legge Fornero prevedeva. Dov’è la verità? Non nel mezzo, perchè in questo caso, a parte che dipende da soggetto a soggetto e poi bisogna considerare che le novità in questione riguardano pochissimi lavoratori.
La tanto annunciata pensione a 64 anni, comunque la si voglia guardare, è una misura destinata a pochissimi per diverse ragioni. In prima battuta si deve considerare che si tratta di una misura destinata solo a chi ha versato contributi solo nel sistema contributivo.
Pensione 64+25
Il sistema contributivo è entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 1996, ovvero soltanto 29 anni fa. Per ricadere interamente nel sistema contributivo un lavoratore non deve avere contributi versati prima del 1996: per quel che riguarda chi ha 64 oggi, quindi, è richiesto di non aver mai lavorato prima di compiere i 35 anni.
Quanti degli attuali 64enni possiedono questo requisito? Davvero pochi si suppone. Ma di questi pochi, quanti hanno deciso di versare contributi in un fondo previdenziale integrativo? La risposta è ancora pochi. Pochi di pochi, pochissimi.
Di questi pochissimi quanti riusciranno ad avere una pensione, con almeno 25 anni di contributi versati, che ammonti almeno a 1.600 euro? Una minoranza. Ed ecco perchè c’è chi ha già annunciato che la pensione a 64 anni utilizzando il fondo integrativo e con 25 anni di contributi è una misura che potranno utilizzare al massimo un centinaio di lavoratori.
La realtà dei fatti sulla pensione 64+25
Dal punto di vista puramente matematico, le disposizioni contenute nella legge di bilancio 2025 riguardanti la pensione anticipata a 64 anni di età anagrafica non rappresentano un’abolizione della legge Fornero, ma un inasprimento di quanto previsto dalla riforma delle pensioni del Governo Monti nel 2012.
Andare in pensione a 64 anni diventerà progressivamente più difficile, poiché il lavoratore dovrà appartenere a un sistema pensionistico contributivo puro. Ciò significa che non dovrà aver maturato alcun periodo lavorativo precedente al 1° gennaio 1996, dovrà avere accumulato almeno 25 anni di contributi versati e, a partire dal 2030, come stabilito dalla legge di bilancio 2025, dovrà aver raggiunto almeno 30 anni di contributi puri, senza alcun arrotondamento.
Inoltre, il dipendente, che potrebbe essere anche un insegnante o un membro del personale ATA, dovrà avere uno stipendio lordo mensile pari almeno a tre volte l’assegno minimo della pensione sociale.
In sintesi, non si tratta di un’abolizione della legge Fornero, ma piuttosto di un inasprimento dei requisiti necessari per accedere alla pensione anticipata, che comporta evidenti limitazioni per usufruire di questa opportunità di anticipare la pensione di vecchiaia di tre anni.
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