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Pensione anticipata a 56 e 61 anni di età, oppure con solo 15 anni di contributi

Le vie particolari che consentono il pensionamento fino a 11 anni prima dei 67 anni di età o con meno di 20 anni di contributi.

Per andare in pensione oggi gli italiani devono sostanzialmente fare in conti con due aspetti piuttosto netti. Il primo è l’età pensionabile, fissata a 67 anni per uomini e donne, con 20 anni di contributi ed a volte pure con 15. Il secondo è il numero di anni di contributi necessari. Per la pensione anticipata ne servono quasi 43 per gli uomini (42,10 per l’esattezza), ed un anno in meno per le donne. Sono invece 41 anni quelli della relativa quota per i precoci. E poi, 35 per opzione donna, 36 o 30 per l’Ape sociale, 35 per gli usuranti e 41 per la nuova quota 103. Tutte misure che da un lato anticipano di diversi anni l’età di uscita rispetto ai 67 anni, ma da un altro prevedono numerosi anni in più di contribuzione rispetto ai 20 che sono la soglia delle pensioni di vecchiaia ordinarie. Esistono misure però che consentono di dribblare sia il primo requisito dell’età pensionabile che quello delle elevate carriere contributive. Vediamo quali sono queste misure e cosa fare per fruirne nel 2023.

Pensione anticipata a 56 e 61 anni di età, oppure con solo 15 anni di contributi

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Con una invalidità pensionabile pari ad almeno l’80% possono uscire dal lavoro ed accedere alla pensione gli uomini con 61 anni di età e le donne con 56 anni di età. E bastano solo 20 anni di contributi versati. Come è evidente, una misura che consente di lasciare il lavoro 5 anni prima (al netto della finestra di 12 mesi prevista dalla misura) per gli uomini rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni. E ben 10 anni prima, sempre al netto della finestra di 12 mesi che sposta la decorrenza rispetto alla data di maturazione dei requisiti, per le donne. Fattore da non trascurare, il fatto che bastano sempre i soliti 20 anni di contribuiti.

Pensione di vecchiaia per invalidi a confronto con altre misure 2023

Vantaggio notevole anche rispetto alla quota 103 che permette uscite a 64 anni di età con 41 anni di contributi. Vantaggi non solo anagrafici ma anche contributivi. Con ben 21 anni in meno di contribuzione necessari tra la quota 103 e la pensione di vecchiaia anticipata per invalidi. Un vantaggio non indifferente anche se si considera opzione donna. Con questa misura è consentito il pensionamento con calcolo contributivo della pensione, a partire dai 58 anni per alcune lavoratrici. Parliamo di caregivers, invalide, disoccupate o alle prese con crisi aziendali. E soprattutto, solo se hanno avuto 2 o più figli. Per le altre, servono 59 anni (un solo figlio), o 60 anni (senza figli). Sono le novità di opzione donna 2023. Ma nella migliore delle ipotesi con la pensione anticipata con invalidità specifica, si anticipa di due anni l’età di opzione donna (da 58 a 56 anni). Senza considerare che per opzione donna servono 35 anni di carriera e per le pensioni con invalidità pensionabile solo 20 anni.

Le pensioni con 15 anni di contributi anche nel 2023, ma davvero per pochi

Non meno importanti le differenze rispetto all’Ape sociale (che però concede l’uscita con invalidità civile a partire dal 75%). Con l’Ape sociale si può uscire con le combinazioni 63+30 o 63+36, rispettivamente per invalide, caregivers e disoccupate, oppure per lavori gravosi. Che sia la pensione anticipata con invalidità pensionabile o anche la pensione di vecchiaia ordinaria, ci sono ancora in vigore le cosiddette deroghe Amato. Si tratta comunque di misure che pur se attive, per colpa dei loro requisiti particolarmente datati nel tempo, sono fruibili da pochi soggetti. Per completezza di informazione però, non è possibile non parlare di queste deroghe che permettono quiescenze con solo 15 anni di contributi, ma sempre a 67 anni di età.

Come funzionano le tre deroghe Amato per la pensione 2023

La prima deroga Amato è appannaggio di chi ha già maturato 15 anni di contributi prima del 1992. Parliamo quindi di versamenti pari a 780 settimane versate prima del 1992. La seconda deroga riguarda quanti sono stati autorizzati ai versamenti volontari in data antecedente il 25 dicembre 1992. A prescindere dal fatto che il diretto interessato una volta autorizzato al versamento della contribuzione volontaria, abbia provveduto a versare. Infine la terza deroga Amato, che permette l’uscita, sempre con 15 anni di versamenti come le precedenti due, ma a determinate ulteriori condizioni. Serve infatti che il primo contributo versato sia di 25 anni prima. Serve inoltre che dei 15 anni di contributi versati, non siano compresi i contributi figurativi da disoccupazione e malattia. Ed inoltre serve che 10 anni di lavoro svolti durante la carriera, siano con contribuzione previdenziale versata in misura inferiore alle 52 settimane per anno. E come si evince, 52 settimane in un anno sono i contributi settimanali utili ad un anno pieno di versamenti utili alla pensione.