Svolgere una determinata attività lavorativa consente di anticipare la pensione. Un principio questo ormai da tempo in voga nel sistema italiano. Differenziare le misure di pensionamento in base all’attività svolta da un lavoratore è uno dei criteri che ormai l’INPS e lo Stato italiano adottano. In pratica un lavoratore che svolge una attività lavorativa più pesante di un’altra, ha alcuni evidenti vantaggi in termini di pensionamento. Oggi non mancano le misure che consentono il pensionamento anticipato a determinate categorie di lavoratori in base alla loro attività lavorativa.
Il lavoro gravoso e la pensione anticipata
Ape sociale o quota 41 per i precoci sono le due misure in funzione anche nel 2023 e che hanno tra le loro caratteristiche, il vantaggio di pensionare prima i lavoratori. Per poter andare in pensione adesso, con la quota 41 precoci bisognerà rientrare nelle 15 categorie di lavoro gravoso inizialmente previste anche per l’Ape sociale. Per quest’ultima misura invece, si è passati a molte più attività. Dal primo gennaio 2022 infatti le categorie di lavoro gravoso per l’Ape sociale sono diventate ben oltre le 15 inizialmente previste che erano. Tutte le attività di lavoro gravoso però devono essere state svolte per sette degli ultimi dieci anni di carriera o per sei degli ultimi sette.
I vantaggi del lavoro gravoso per la pensione
Per i lavori gravosi della quota 41 precoci, a cui si applicano anche i vantaggi dell’uscita dell’Ape sociale, rientrano delle attività piuttosto diffuse e comuni quali sono gli infermieri delle sale operatorie o le ostetriche delle sale parto. Personale ospedaliero che lavora su turni. E poi gli edili, i gruisti, gli agricoli, le maestre delle scuole dell’infanzia e degli asili nido e così via dicendo. Con la quota 41 per i precoci potranno andare in pensione quanti indipendentemente dalla loro età anagrafica, hanno completato 41 anni di contributi versati. Per l’Ape sociale invece potranno lasciare il lavoro quanti hanno completato sia i 63 anni di età che i 36 anni di contributi versati.
Il lavoro usurante e la pensione a 61,7 anni
Un’altra misura che permette il pensionamento anticipato perché il lavoro è troppo logorante è la pensione usuranti. Servono 61,7 anni di età, 35 anni di contributi e il completamento della quota 97,6. La misura riguarda anche i lavoratori notturni, quelli alle prese con la linea a catena e gli addetti alla conduzione di mezzi di trasporto pubblico con non meno di 9 passeggeri a bordo. In questo caso pensione anticipata se l’attività usurante è stata svolta per sette degli ultimi 10 anni o per la metà della vita lavorativa.