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Pensione anticipata, ecco la formula magica: 63+20 con quota 83 o 64+20 e 136 euro in più al mese

Pensioni, da 136 euro in più al mese o pensione 12 mesi in anticipo, ecco come sfruttare l’una o l’altra agevolazione.

Un premio a chi rimanda la pensione? C’è già nel 2024, basta sfruttarlo. Oggi per la riforma delle pensioni si parla tanto di ritoccare il sistema dotandolo di una misura che premi chi invece di uscire prima dei 67 anni esce dopo. Una nuova pensione flessibile quindi, con tagli per la pensione anticipata e premi per chi rimanda.
Ma oggi esiste già un qualcosa di simile. Che magari riguarda pochi contribuenti, ma che effettivamente si può sfruttare. Ecco come fare a prendere una pensione più alta, semplicemente rimandando l’uscita di un anno rinunciando al vantaggio di anticipare di un anno il pensionamento.

Pensioni, ecco la formula magica: 63+20 con quota 83 o 64+20 e un assegno da 136 euro in più al mese

Una possibilità che deriva dalla vecchia riforma delle pensioni di Lamberto Dini può già oggi consentire a qualche lavoratore di godere di una pensione più alta come regola di calcolo barattando lo sconto di un anno sull’età di uscita con un trattamento più alto. Potrà sembrare strano ma è esattamente così. La platea di riferimento sono le lavoratrici che hanno avuto dei figli e che hanno il primo contributo versato solo dopo il 31 dicembre 1995.

I vantaggi della pensione anticipata per i contributivi puri


Tutti i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995 e che pertanto vengono definiti nuovi iscritti e contributivi puri possono andare in pensione già a partire dai 64 anni di età. La misura si chiama pensione anticipata contributiva e servono almeno 20 anni di contributi versati. Se si tratta di lavoratrice la misura può essere ancora più favorevole. Perché si parte dai 63 anni di età che sommando i 20 anni di contributi da una speciale quota 83. Ma solo se la lavoratrice ha avuto 3 o più figli.

Pensione anticipata a 63 o 64 anni, con quota 83 o quota 84

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La misura si chiama pensione anticipata contributiva ed i lavoratori per poterla sfruttare devono maturare un assegno pari ad almeno tre volte l’assegno sociale. Per le donne può essere sufficiente arrivare ad una pensione pari ad almeno 2,8 volte o 2,6 volte l’assegno sociale. Nel primo caso con un figlio avuto, nel secondo caso con due o più figli avuti.
Sempre per le donne c’è anche il vantaggio sull’età di uscita. Perché sulla pensione anticipata contributiva c’è uno sconto massimo che può arrivare a 12 mesi. Infatti si tolgono 4 mesi per ogni figlio avuto fino a massimo 12 mesi per tre o più figli dall’età dei 64 anni che pertanto scende a 63 anni. Chi invece decide di non sfruttare lo sconto nonostante abbia avuto tre o più figli, può godere di un importo maggiore della pensione. E non soltanto perché resterà al lavoro un altro anno versando 12 mesi in più di contributi. E nemmeno per via del miglior coefficiente di trasformazione che si sfrutta a 64 anni rispetto che a 63.

Cosa offre la vecchia riforma Dini


La vecchia normativa della riforma Dini ancora applicabile consente, dietro richiesta della lavoratrice, di accettare la pensione a 64 anni anziché a 63 anni, godendo di un coefficiente di trasformazione di 2 anni superiore ai 64 anni, cioè quello dei 66 anni. Ma solo per chi ha avuto almeno 3 figli. Per chi si è fermata a 2, il coefficiente è comunque migliore, ma di un solo anno, cioè quello dei 65 anni.

Cosa si recupera di pensione con l’uscita posticipata di un anno da quota 83 a quota 84

Un esempio chiarirà meglio ciò che diciamo. Una lavoratrice con tre figli avuti che ha compiuto 63 anni di età ed ha maturato 20 anni di contributi tutti dopo il 1995, può andare in pensione subito con la pensione anticipata contributiva anche se questa oggettivamente parte dai 64 anni di età. E lo farà in virtù del fatto che ha diritto allo sconto di 4 mesi a figlio sull’età di uscita. La lavoratrice però potrebbe avere diritto ad una pensione da 136 euro in più al mese, rinunciando allo sconto.
Prendiamo ad esempio una lavoratrice con 350.000 euro di montante contributivo (cifra non scelta a caso ma utile per superare l’ostacolo di una pensione quanto meno pari a 2,6 volte l’assegno sociale). Uscendo a 63 anni con lo sconto sull’età, arriverebbe ad un trattamento di 1.353 euro al mese. Se invece esce a 64 anni, prenderebbe un trattamento, calcolato con il coefficiente dei 66 anni, pari a 1.489 euro.