Anche le badanti hanno diritto alla pensione, e non potrebbe essere diversamente visto che, pur tra mille particolarità, il lavoro domestico prevede stessi diritti e stessi doveri di qualsiasi altra tipologia di lavoratori. Anche nel 2021 saranno molte le lavoratrici del settore domestico che potranno andare in pensione con i pensionamenti anticipati.
Lavoro domestico e pensioni anticipate
Come è normale che sia, anche il lavoratore domestico accumula contributi. E nel momento opportuno i contributi possono essere tramutati in pensione. Il fondo di iscrizione anche per il lavoratore domestico, che sia colf o badante, ma anche il maggiordomo, il giardiniere o la baby sitter è sempre
Badanti e colf, baby sitter e governanti, giardinieri e camerieri, cioè i lavoratori domestici hanno diritto alla pensione alla stregua di tutti gli altri lavoratori. Anche i lavoratori domestici infatti, versano contributi che poi, raggiunti determinati requisiti e raggiunte determinate soglie di accesso, danno diritto alle pensioni. Infatti anche il lavoratore domestico è iscritto al Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti.
Aliquote contributive sullo stipendio
Ciò che maggiormente differenzia il lavoratore domestico dagli altri lavoratori dipendenti del settore privato è l’aliquota applicata. In pratica ogni mese il lavoratore destina una parte di stipendio alla sua pensione futura. Una trattenuta mensile che si evince pure dalla busta paga. La differenza tra lavoratori del settore domestico e lavoratori subordinati in genere è sulla quota mensile trattenuta. Per la generalità dei lavoratori questa è al 33%, mente è nettamente più bassa per badanti e colf, fissata al 17,43%.
Badanti e colf, pensioni anticipate
Il fatto che i contributi versati mese per mese siano più bassi nel settore domestico incide più che altro per l’importo della pensione futura e non per il diritto alla pensione, che come detto resta tale anche per questi lavoratori. Oltretutto, dal momento che le pensioni oggi sono calcolate in larga parte col sistema contributivo, pochi contributi o contributi di poco valore segneranno pensioni basse per questi lavoratori.
Anche nel 2021 una colf o una badante potrà andare in pensione con 41 anni e 10 mesi di contributi. Per gli uomini invece 42,10. Di questi 41,10 anni la badante ne deve racimolare almeno 35 effettivi da lavoro e non figurativi.
Per le badanti c’è pure la scorciatoia di quota 41. In questo solo ed esclusivamente le badanti, perché sono tea le 15 categorie di lavoro gravoso a cui la misura si applica. Si esce a 41 anni di contribuzione versata e senza limiti di età. Quota 41 resta possibile per qualunque lavoratore del settore, ma solo se disoccupati, invalidi o con invalidi a carico.
Per i lavori gravosi e quindi anche per la badante c’è pure l’Anticipo pensionistico a 63 anni con l’Ape sociale. Servono però 36 anni di contribuzione versata. Bastano 30 anni di contributi invece per caregivers, invalidi o con invalidi a carico. In questi caso l’Ape Sociale riguarda la generalità dei lavoratori domestici e non soltanto le badanti e la loro professione gravosa. Infine, le donne del settore possono sfruttare anche Opzione donna.
Si tratta della misura che consente a chi ha già completato 58 anni di età e 35 di contribuzione entro la fine del 2019, di accedere alla pensione nel 2020. Opzione donna e APe sociale dovrebbero essere in vigore anche l’anno venturo, ma bisogna avere conferma nella legge di Bilancio di fine anno. Per adesso si tratta di due misure la cui scadenza è fissata al 31 dicembre 2020. Opzione donna se verrà prorogata al 2021 consentirà l’anno prossimo di accedere alla pensione sempre a 58 anni di età con 35 di contributi, ma probabilmente solo per chi ha completato i requisiti entro la fine del 2020.