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Pensione badante: dai 63 ai 67 anni un assegno che accompagna alla pensione con l’APE

Come possono accedere all’Ape sociale le badanti e cosa occorre sapere sull’Anticipo pensionistico

Le badanti sono una delle 15 categorie di attività lavorative che rientrano tra i cosiddetti lavori gravosi. E per loro ci sono misure previdenziali di vantaggio come la Quota 41 e soprattutto l’Ape sociale.

Chi presta assistenza a persone non autosufficienti può avere diritto all’uscita come precoce con la quota 41, senza limiti di età, oppure a 63 anni di età con l’Ape sociale. Quest’ultima misura può essere molto appetibile perché badanti che hanno raggiunto i 41 anni di contributi versati utili proprio alla quota 41, di cui uno prima dei 19 anni di età, sono una autentica rarità. Non che l’Ape sociale preveda una carriera corta di lavoro, ma bastano, si fa per dire, 36 anni di contributi versati.

Ape sociale badanti, la pensione a 63 anni

Con l’Ape sociale una badante può accedere ad una specie di prepensionamento a 63 anni di età. Come detto servono non meno di 36 anni di contributi. L’attività di badante, considerata gravosa, deve essere stata svolta in 7 degli ultimi 10 anni di carriera o in 6 degli ultimi 7 anni. L’assegno ricevuto come importo è pari alla pensione maturata alla data di uscita.

Pensione badanti a 63 anni, assegno temporaneo

L’Ape sociale quindi, è una misura che consente di anticipare a 63 anni l’uscita dal lavoro che altrimenti sarebbe fissata a 67 anni quando basterebbero 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia. In effetti l’Ape altro non è che un reddito ponte che accompagna la badante alla pensione a 67 anni.

Infatti dai 63 si inizia a percepire un assegno pari alla pensione maturata . Un assegno mese per mese e per 12 mesi all’anno (senza tredicesima). Una volta compiuti i 67 anni di età poi, l’assegno viene ritirato dall’Inps e la badante dovrà presentare domanda di pensione di vecchiaia.

L’assegno percepito è calcolato solo sui contributi versati, perché non prevede maggiorazioni. Inoltre non è una misura reversibile, perché in caso di morte della beneficiaria essa non passa a coniuge o familiari che possono beneficiare della cosiddetta reversibilità.