Essere assunte è la prima cosa fondamentale per tutelare i propri diritti nel caso di lavoratori dipendenti. Questo vale anche per le badanti e le colf per esempio. Una lavoratrice in nero non ha alcun diritto, ne presente e nemmeno futuro. Quando parliamo di diritti futuri il riferimento è alla disoccupazione ma soprattutto alla pensione.
Sia la Naspi che le pensioni non possono prescindere da una regolare assunzione. Ma a minare questi diritti non c’è solo il lavoro nero. Infatti ci sono pure le assunzioni “strane”, quelle con un inserimento di ore lavorative non in linea con quelle effettivamente svolte per esempio. In questi casi il rischio è di perdere il diritto a queste prestazioni in maniera totale o di prendere meno come assegni. Soprattutto sulle pensioni, ci sono seri rischi di non vedersi riconoscere una pensione per via di una assunzione non in linea con le regole previdenziali.
Pensioni badanti, contano molto pure le ore di lavoro
Ti hanno respinto la domanda di pensione nonostante hai lavorato 20 anni come badante? non è un caso raro questo, e probabilmente la risposta dietro questo quesito sta nelle ore di lavoro messe a contratto e sui relativi contributi pagati dal datore di lavoro.
Diritto alla pensione e importo del trattamento pensionistico sono correlati ai contributi versati durante la carriera lavorativa e questo vale per tutti i lavoratori. Per badanti e colf ancora peggio, perché le pensioni future sono collegate alle ore di lavoro non svolte (perché queste sono notoriamente sempre maggiori), ma quelle iscritte a contratto.
Le badanti che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 ricevono, una volta in pensione, un assegno calcolato con il sistema contributivo.
Il calcolo della pensione e le ore di lavoro
Nel settore domestico i contratti sono in genere due e si basano sulle ore di lavoro che la badante dovrebbe andare a svolgere. Si può essere assunte a 25 ore settimanali o a 54 ore di lavoro a settimana. Le regole del calcolo contributivo sono particolari dal momento che si basano sull’ammontare totale dei contributi versati dal datore di lavoro, poi trasformati in pensione con dei coefficienti e delle rivalutazioni periodiche.
Nel settore domestico i contributi si versano ogni 3 mesi e sono pari a circa 350 euro a trimestre. In linea id massima, con un calcolo generico ed approssimativo, una badante a 67 anni di età con 20 anni di versamenti (sono le soglie per le pensioni di vecchiaia per la generalità dei lavoratori), potrebbe arrivare a percepire una pensione da 450 euro al mese.
Infatti se assunta a 54 ore a settimana ogni anno di lavoro vale poco più di 20 euro di pensione. Ripetiamo, è un calcolo approssimativo, che tiene conto di assunzioni a 9 ore di lavoro al giorno dal lunedì al sabato. Una soglia che molte badanti superano ma che non viene messa a contratto.
Capita spesso che nonostante ore di lavoro elevate, per pagare meno contributi e per spendere di meno, una famiglia assume la badante con contratti da 25 ore a settimana. In questo caso la pensione futura si dimezza, perché un anno di lavoro vale grosso modo 10 euro. Ecco perché ciò che si fa durante la vita lavorativa è importante anche per il futuro, pensione compresa.