Ci sono diverse novità sulle pensioni con l’avvio del nuovo anno. Succede sempre così anno dopo anno, perché la previdenza sociale è una materia in evoluzione costante. Ma ci sono alcuni strumenti, nuovi o appena aggiornati e validi per il nuovo anno che passano inosservati o che sono sottovalutati come importanza. Per esempio c’è la pensione comprando 5 anni di contributi, oppure bonus stipendio per chi rinvia l’uscita, e sono entrambe due misure attive e molto favorevoli per alcuni lavoratori.
Pensione comprando 5 anni di contributi
Chi ha una carriera iniziata dopo il 1995, può godere anche per il 2024 della cosiddetta Pace Contributiva. In termini pratici, il contribuente può andare a colmare dei vuoti di contribuzione del proprio estratto conto, compresi tra l’anno del primo versamento e l’anno dell’ultimo versamento. Una soluzione ideale per chi si trova con carenze da punto di vista contributivo, che gli precludono la possibilità di accedere alla pensione. Versando il corrispettivo dovuto, in base all’aliquota contributiva prevista dal Fondo a cui si deve versare, ed in base alla retribuzione utile ai fini pensionistici degli ultimi 12 mesi, il lavoratore può andare a recuperare riscattandoli, fino a 5 anni di contributi.
Scaricando inoltre dal reddito ed a rate di uguale importo con i futuri modelli 730 o Redditi PF, ciò che ha speso. E addirittura, a chi non servono subito questi 5 anni per andare in pensione, pagando a rate il riscatto.
Bonus stipendio al posto della pensione
Un’altra misura che forse pochi hanno compreso come possa essere importante, è il bonus stipendio al posto della pensione. Chi deve uscire dal lavoro nel 2024 con 62 anni di età e 41 anni di contributi con la quota 103, può sfruttare quello che molti, erroneamente chiamano Bonus Maroni. SI parla tanto delle penalizzazioni della quota 103, ma poco di questo sgravio contributivo che i lavoratori possono sfruttare. Aumentando lo stipendio che percepiscono grazie al fatto che il 9,19% a loro carico come contributi previdenziali in busta paga, verrebbe lasciato come surplus di stipendio anziché dirottato all’INPS come contribuzione previdenziale. E per chi rientra nella seconda fascia retributiva, al 9,19% si aggiunge pure l’1% dell’aliquota aggiuntiva, come recentemente confermato dalla Giurisprudenza.