Andare in pensione con qualche anno di anticipo nel 2023 non significa per forza dover rientrare nei rigidi requisiti richiesti dalla Quota 103. Si può sempre andare in pensione con 20 anni di contributi e 67 anni di età se si sceglie la via della vecchiaia. Ma di opzioni per il pensionamento anticipato ce ne sono diverse alcune delle quali accessibili anche con pochi anni di contributi.
Pensiamo, ad esempio, alla pensione con Ape sociale che richiede 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi. Ma c’è anche l’opzione donna che, anche se modificata, richiede pur sempre un massimo di 60 anni di età ed almeno 35 anni di contributi accreditati. Senza contare che è ancora possibile utilizzare Quota 102 per chi ha raggiunto i requisiti entro la fine del 2022 e quota 100 per chi li ha raggiunti entro la fine del 2021.
Pensione con 20 anni di contributi
Molti lavoratori, però, non prendono in considerazione la pensione anticipata contributiva prevista dalla Legge Dini. Una misura che a 64 anni richiede solo un minimo di 20 anni di contributi.
E’ pur vero che possono accedervi solo coloro che ricadono nel sistema contributivo puro ma questo non esclude chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Alla misura si può accedere anche esercitando il computo in Gestione Separata che, di fatto, trasforma qualsiasi lavoratore che ricade nel sistema misto in un contributivo puro.
L’unica pecca di questa misura è che pone un limite minimo all’assegno che si andrà a percepire: non può essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale INPS. Essendo nel 2023 l’importo dell’assegno sociale di 503 euro mensili circa, si parla di una pensione che non può essere inferiore a 1.408 euro circa.
Sicuramente una cifra non facile da raggiungere con il sistema contributivo ma per chi ha versato qualcosa in più dei 20 anni minimi di contributi richiesti ed ha avuto una carriera con retribuzioni medio alte la cosa non dovrebbe essere impossibile.