Il contratto di espansione è uno strumento a sostegno delle imprese che vogliono riorganizzare e modernizzare la struttura imprenditoriale, ma è anche a vantaggio dei dipendenti. Infatti permette uscite anticipate di ben 5 anni sia rispetto alla pensione di vecchiaia che alla pensione anticipata. Per l’azienda lo strumento è perfetto per snellire il personale e per svecchiarlo. Invece per i dipendenti serve per anticipare il pensionamento. Per aderire a questo strumento sia l’azienda, sia il dipendente dovranno avere una serie di requisiti.
Cos’è il contratto di espansione
Il contratto di espansione è un accordo tra il datore di lavoro e le organizzazioni sindacali che prevede due tipologie di intervento, non alternative tra loro. Infatti con il contratto di espansione l’azienda può scegliere di passare alla riduzione oraria o alla sospensione del personale dipendente, a cui viene riconosciuto un trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per un periodo massimo di 18 mesi, anche non continuativi. Ma è la seconda opzione che interessa quanti in pensione non possono andarci perché si trovano con la necessità di andare avanti col lavoro per ancora 5 anni. Infatti con il contratto di espansione c’è anche la possibilità di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per il personale a cinque anni dal raggiungimento della pensione, a cui viene corrisposta un’indennità mensile di accompagnamento alla pensione. Un prepensionamento per chi si trova a 62 anni di età o chi si trova con già 37,10 anni di contributi versati (le donne 36,10).
La guida al prepensionamento di 5 anni
Il contratto di espansione ha lo scopo di incentivare il ricambio generazionale nelle aziende e la riqualificazione del personale. Il datore di lavoro si impegna infatti a assumere nuovi lavoratori appartenenti alle categorie più giovani o a formare i lavoratori rimasti in azienda. Il rapporto assunzioni-prepensionamenti è 1 a 3. Significa che ogni tre mandati in pensione in anticipo, l’azienda ne assume solo uno. Vantaggi per l’azienda? Prima di tutto lo svecchiamento del personale. Il lavoratore giovane può calzare meglio per le esigenze di novità tecnologiche di un capitolo produttivo e organizzativo. Poi il fatto che le nuove assunzioni sono numericamente inferiori ai prepensionamenti. E poi perché un neo assunto generalmente costa meno di un lavoratore anziano.
Il contratto di espansione e cosa cambia per il lavoratore
Il contratto di espansione è stato introdotto nel 2019 e prorogato fino al 31 dicembre 2023 dalla legge di bilancio 2022. Ma adesso con il decreto lavoro del primo maggio, la proroga è stata posticipata fino al 2025. Lo strumento può essere utilizzato dalle imprese che impiegano almeno 50 lavoratori. Per attivare il contratto di espansione, il datore di lavoro deve presentare una domanda telematica all’INPS, allegando l’accordo sindacale e la garanzia di adempimento (fideiussione bancaria o pagamento in un’unica soluzione). La domanda deve essere presentata entro il 30 aprile dell’anno in cui si intende avviare il progetto. La risoluzione del rapporto di lavoro con conseguente prepensionamento, deve avvenire entro il 30 novembre dello stesso anno. Il lavoratore interessato deve aderire all’accordo e rinunciare a qualsiasi azione legale nei confronti dell’azienda.
Chi paga il prepensionamento?
L’indennità mensile di accompagnamento alla pensione col contratto di espansione, è pari al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto. L’indennità è erogata dall’INPS ma finanziata dal datore di lavoro. L’assegno viene versato mensilmente al diretto interessato fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione ordinaria o anticipata. Se il lavoratore matura i requisiti per la pensione prima della scadenza dei cinque anni, può chiedere all’INPS l’erogazione della pensione in anticipo dicendo basta all’indennità.