Andare in pensione prima anche nel 2022 sarà possibile con una misura che possiamo definire per quotisti. Molto probabilmente anche con il testo definitivo della legge di Bilancio così come è successo nella bozza, sarà la quota 102 la misura che il governo varerà per sostituire quota 100.
Nel 2022 quindi potrebbero uscire dal lavoro coloro i quali hanno completato entro il 31 dicembre 2021 i 38 anni di versamenti, ed allo stesso tempo i 62 anni di età. Si chiama cristallizzazione del diritto. E allo stesso tempo potrebbero uscire quelli che completeranno nel corso del 2022 i 38 anni di versamenti, ma solo se hanno 64 anni di età.
Il numero 38 quindi è la costante tra quota 100 che necessita di 62 anni di età e quota 102 che ne vuole 64. In base alle regole di calcolo possiamo dire che la quota 102 permetterà di percepire una pensione più alta di quota 100, ma solo per il fatto che la misura fa uscire dal lavoro due anni più tardi rispetto alla precedente.
Per il resto, le regole di calcolo della pensione resta il medesimo. Ma quanto si percepisce di pensione con 38 anni di contributi versati? Una domanda assai complicata per via degli altrettanto complicati meccanismi di calcolo delle pensioni.
Una domanda a cui noi di Pensioni & Fisco cerchiamo di dare risposta come nessuno forse lo ha mai fatto.
La pensione tra il retributivo ed il contributivo
Per fugare qualsiasi dubbio al riguardo, la prima cosa da sottolineare è che nessun lavoratore che esce con la quota 100 o con la quota 102, avrà diritto ad un calcolo solo retributivo o solo contributivo della pensione. In nessun caso esistono lavoratori che hanno completato i 38 anni di contributi prima del primo gennaio 1996 (sarebbero troppo anziani e sicuramente già in pensione).
Ed in nessun caso è possibile aver completato i 38 anni di contributi dopo tale data, perché sono passati solo 26 anni tra il 1996 (data di entrata in vigore della riforma Dini e del sistema contributivo) e il 2022.
Quindi, in ogni caso il calcolo della pensione sarà con il sistema misto. In parte retributivo ed in parte contributivo.
Come funziona la pensione nel sistema misto
Nel sistema misto i lavoratori avrebbero diritto al calcolo retributivo per gli anni di lavoro antecedenti il 1996, e contributivo per gli anni successivi. Questo però, se la carriera fino al 31 dicembre 1995 è inferiore a 18 anni.
Infatti per carriere pari o superiori ad anni 18, completati prima del primo gennaio 1996, il calcolo retributivo è esteso fino al 31 dicembre 2011, mentre il contributivo scatta per gli anni successivi fino alla data di pensionamento.
Il calcolo retributivo è basato sulla media delle retribuzioni versate durante la carriera. Il calcolo contributivo si basa sul montante dei contributi, cioè sull’accumulo di contributi versati nel sistema.
Meglio i quota 102 dei quota 100
La pensione nel sistema misto viene calcolata in due parti. La prima, quella sulle retribuzioni, è pari al 2% della retribuzione annua lorda (Ral) di ogni anno, durante la carriera del lavoratore. Difficile quantificare una Ral generica per tutti i lavoratori data la variabilità delle retribuzioni nel lungo periodo ed eventualmente con cambio di lavoro, mansioni e attività.
Per la parte contributiva invece, va detto che il montante contributivo è pari al 33% della Ral per ogni anno di lavoro (aliquota per i lavoratori dipendenti in genere). La somma di tutti questi accantonamenti annuali costituisce il montante contributivo. Questo poi viene rivalutato anno per anno al tasso di inflazione ed infine passato per i coefficienti di trasformazione.
Proprio i coefficienti, che sono tanto meno favorevoli al pensionato, quanto prima si esce dal mondo del lavoro, rappresentato il fattore che consente ad un quotista a 64 anni di percepire, a parità di carriera, una pensione più alta di un quotista di 62 anni. Quota 102 meglio di quota 100 quindi, almeno dal punto di vista degli importi della pensione.
Quanto prende di pensione un quota 102 a 64 anni e quanto un quota 100 a 62 anni
Ipotizzando in 30.000 euro la retribuzione annua di un lavoratore (parliamo per assurdo di una retribuzione media e costante negli anni), il lavoratore matura 600 euro di pensione annua lorda per ogni anno da valutare nel retributivo.
Quindi, se un lavoratore ha lavorato 15 anni prima del 1996, metterà in cascina 9.000 euro di pensione annua lorda per la quota retributiva. A questa si aggiunge la parte contributiva, a partire dal 1996 (meno di 18 anni prima del 1996), composta dai restanti 23 anni di contributi per arrivare ai fatidici 28 anni utili per entrambe le due misure per quotisti.
Il 33% di 30.000 euro è pari a 9.900 euro che moltiplicato per 23 da un montante complessivo di 227.000 euro. tale importo va passato poi, per i coefficienti, che per un 64enne è pari a 5,083, mentre per un 62enne è pari a 4,79%. Significa 11.538 euro annui di pensione lorda per il 64enne e 10.873 per il 62enne.
In totale il lavoratore di 64 anni avrà diritto a 20.538 euro di pensione annua lorda (9.000 retributiva e 11.538 contributiva), mentre il lavoratore di 62 anni avrà 19.873 di assegno annuo lordo (9.000 retributivo e 10.873 contributiva. In pratica, un lavoratore con quota 102 percepirà a 64 anni, circa 1.580 euro al mese di pensione per tredici mesi, mentre il quotista di quota 100 a 62 anni ne percepirà una di 1.529 euro.