Invalidi o con invalidi a carico, nel 2025 1.500 euro di pensione dall’INPS ai nati fino al 1962 Invalidi o con invalidi a carico, nel 2025 1.500 euro di pensione dall’INPS ai nati fino al 1962

Pensione da 64 anni ma con 25 anni di contributi, tagli per chi anticipa e premi per chi rimanda

Una delle ipotesi che sono state fatte negli ultimi mesi portava ad un netto cambiamento dell’intero apparato delle misure pensionistiche oggi in vigore. E a dire il vero solo operando in questo modo si potrebbe dire che è stata varata una vera riforma delle pensioni. Perché prorogare le misure in scadenza oggi, dall’Ape sociale a opzione donna per finire con la quota 103, aggiungendo magari una quota 41 per tutti, non significherebbe certo riformare il sistema.
Si proseguirebbe con misure tampone, temporanee ed in deroga, alleggerendo per qualcuno i vincoli e favorendo la pensione. Ma non risolvendo i problemi dell’intero sistema. Lasciando alle regole attuali della riforma Fornero il pensionamento della stragrande maggioranza dei lavoratori. Ecco che allora, in attesa che venga depositata, la proposta di una pensione flessibile dai 64 ai 72 anni è forse la via maestra per giungere finalmente al superamento della riforma Fornero.

Pensione da 64 anni ma con 25 anni di contributi, tagli per chi anticipa e premi per chi rimanda

Al momento è solo una ipotesi di proposta, di cui si è ampiamente parlato nei mesi scorsi. Ma è arrivato settembre, e come da programma dovrebbe essere questo il mese in cui questa proposta dovrebbe essere depositata e quindi valutata prima dal governo e poi, eventualmente, messa al vaglio del Parlamento con il consueto iter tra commissioni e aula. Parliamo naturalmente della proposta che nasce dal lavoro della commissione di esperti nominata tempo fa proprio per dare manforte alla necessità di trovare una proposta di riforma delle pensioni che abbia un occhio alla sostenibilità della spesa pubblica, ed un altro alle esigenze di superamento dei requisiti troppo rigidi della riforma Fornero.

Il riferimento è al CNEL, una commissione formata da 12 esperti che avrebbe sotto mano una riforma delle pensioni varata su una flessibilità non più temporanea e a scadenza, ma strutturale. Significa che verrebbe introdotto un regolamento che consente ai lavoratori di accedere alla pensione a loro libera scelta, e per sempre, cioè non solo per pochi lavoratori come per esempio è stato fatto fin dal varo della quota 100 nel 2019.

Come si andrà in pensione nel 2025

Alla base di questa ipotesi, che adesso vedremo se sarà confermata con la presentazione della proposta al governo, c’è la flessibilità. Con la possibilità di mandare in pensione i lavoratori tra i 64 e i 72 anni di età. Rivedendo quindi anche le regole di calcolo della pensione che oggi hanno coefficienti di trasformazione dai 57 ai 61 anni.

La proposta quindi mira ad introdurre la flessibilità a partire dai 64 anni ma con 25 anni di contributi e non più con 20 anni come oggi si fa con le pensioni di vecchiaia ordinarie. Aumenta quindi la dote di contributi da completare da parte dei lavoratori. Ma si lascia al lavoratore la facoltà di uscire prima dal lavoro accettando però alcune condizioni.

Prima di tutto, la pensione liquidata anche a 64 anni non deve essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. Quindi, non più bassa di circa 800 euro al mese. E poi, in base all’anticipo, ecco le penalizzazioni. Perché se il ricalcolo contributivo è un fattore a scarso gradimento sia dei sindacati che dei lavoratori, nella proposta si pensa ad un taglio lineare per anno di anticipo. Un pò quello che a suo tempo proponeva Cesare Damiano nella sua proposta di riforma contenuta nel DDL 857.

Le regole, il calcolo della pensione e le penalizzazioni di assegno

Taglio lineare significa perdere una percentuale di pensione per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria. Il calcolo di cui tanto si parla prevede un taglio anche del 3,5% per ogni anno di anticipo. Magari arrivando a proporre dei meccanismi di premio per chi invece l’uscita la rimanda.

Tornando alle regole di calcolo delle pensioni infine, una riforma di questo genere prevede necessariamente il restyling dei coefficienti di trasformazione. Che andrebbero quindi modificati alla luce di uscite tra i 64 ed i 72 anni. Ed in base ai tagli prima citati e agli eventuali premi da corrispondere a chi rimanda l’uscita.