La pensione di vecchiaia 2023 è senza alcuna ombra di dubbio la misura previdenziale per eccellenza, quella cui possono accedere tutti i lavoratori, dipendenti ed autonomi, che hanno accumulato almeno 20 anni di contributi al compimento dei 67 anni di età.
Il requisito dei 67 anni, bloccato fino al 2024, in ogni caso è soggetto all’adeguamento alla speranza di vita Istat e potrebbe, quindi aumentare nel corso degli anni.
Ai fini del raggiungimento del requisito contributivo di 20 anni, è bene precisare che per il suo raggiungimento sono validi contributi versati a qualsiasi titolo, siano essi volontari, obbligatori, figurativi o da riscatto.
Pensione di vecchiaia e doppio requisito
In generale, quindi, per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario soddisfare il doppio requisito, anagrafico e contributivo, di 67 anni di età e 20 anni di contributi maturati.
Ma non sempre è così: i contributi per accedere, in alcuni casi, possono essere anche di 15 anni, l’età anagrafica, invece, può variare da 67 anni a 71 anni. Vediamo, quindi, le accezioni alla pensione di vecchiaia.
Pensione senza 20 anni di contributi
In questo caso è possibile accedere al pensionamento grazie alla pensione di vecchiaia contributiva o grazie alle deroghe alla legge Fornero. Cerchiamo di capire chi può utilizzare questi strumenti.
Per chi non raggiunge i 20 anni di contributi è possibile accedere alla pensione di vecchiaia al compimento dei 71 anni di età (soggetti ad adeguamento alla speranza di vita dopo il 2022) grazie alla pensione di vecchiaia contributiva che richiede almeno 5 anni di contributi maturati. La misura, in ogni caso, essendo contributiva, è accessibile solo da chi ha i contributi interamente versati nel sistema contributivo, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996 e non hanno altri contributi versati prima, o per chi, prima del pensionamento, opta per il computo nella Gestione Separata.
Pensione con 15 anni di contributi
Per chi, invece, risponde a determinati requisiti è possibile accedere alle pensioni di vecchiaia quindicenni, ovvero che richiedono soltanto 15 anni di contributi. A permette il pensionamento con soli 15 anni di contributi, sempre al raggiungimento dei 67 anni di età, sono le 3 deroghe Amato e l’opzione Dini.
La prima deroga Amato permette il pensionamento con soli 15 anni di contributi a chi abbia versato tutti i suoi contributi entro il 31 dicembre 1992 (nessun contributo deve essere stato versato dopo tale data).
La seconda deroga Amato permette il pensionamento con soli 15 anni di contributi a chi abbia ottenuto, entro il 31 dicembre 1992, l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari (non è richiesto che i contributi volontari siano stati anche effettivamente versati, basta aver ottenuto l’autorizzazione entro la fine del 1992).
La terza deroga Amato permette il pensionamento a 67 anni con 15 anni di contributi a chi possiede un’anzianità contributiva di almeno 25 anni (primo contributo versato almeno 25 anni prima di presentare domanda di pensione) e che per almeno 10 anni i contributi versati non abbiano raggiunto le 52 settimane (misura destinata, di conseguenza, alle carriere discontinue).
L’opzione Dini, infine, permette il pensionamento con soli 15 anni di contributi a chi sia in possesso contemporaneamente di tutti i seguenti requisiti:
- almeno 1 contributo versato prima del 1996
- meno di 18 anni di contributi versati prima del 1996
- possedere almeno 15 anni di contributi totali
- almeno 5 anni di contributi devono essere stati accreditati dopo l 1 gennaio 1996.
Pensione contributivo puro
Per i lavoratori che hanno versato il primo contributi a partire dal 1 gennaio 1996 nel calcolo dell’assegno pensionistico si applica il sistema contributivo puro. In questo caso la pensione di vecchiaia non richiede solo requisito anagrafico e contributivo ma anche aver maturato la pensione che abbia un’importo pari o superiore a 1,5 volte il l’assegno sociale INPS (nel 2023 l’assegno sociale INPS è fissato a 502,46 euro, per il pensionamento di vecchiaia con il contributivo puro, quindi, è richiesto un assegno che abbia un importo di almeno 753 euro circa).
Se non si riesce a soddisfare questo ultimo requisito, quindi, non è possibile accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni (ma solo per chi rientra nel contributivo puro e non ha contributi versati prima del 1996) e l’alternativa di pensionamento è quella di attendere il compimento dei 71 anni quando la pensione di vecchiaia contributiva sarà erogata a prescindere dall’importo dell’assegno.
Pensione lavoratori usuranti e gravosi
Anche per il 2023 per chi svolge lavori usuranti e gravosi resta congelato il requisito di accesso alla pensione di vecchiaia: questi lavoratori potranno accedere con soli 66 anni e 7 mesi di età a patto che siano, però, in possesso di almeno 30 anni di contributi maturati e che l’assegno pensionistico erogato sia di importo pari o superiore a 1,5 volte il l’assegno sociale INPS (nel 2023 l’assegno sociale INPS è fissato a 502,46 euro, per il pensionamento di vecchiaia con il contributivo puro, quindi, è richiesto un assegno che abbia un importo di almeno 753 euro circa).
Per i lavoratori usuranti e gravosi che non riescano a soddisfare questo requisiti resta inteso che è possibile pensionarsi al compimento dei 67 anni con almeno 20 anni di contributi e a prescindere dall’importo dell’assegno (a meno che non ricadano nel contributivo puro).