Pensione di vecchiaia 4 anni prima, ecco chi gode della novità del 2024 valida anche l’anno prossimo Pensione di vecchiaia 4 anni prima, ecco chi gode della novità del 2024 valida anche l’anno prossimo

Pensione di vecchiaia 4 anni prima, ecco chi gode della novità del 2024 valida anche l’anno prossimo

In attesa di buone notizie dalla nuova legge di Bilancio, qualcosa di buono introdotto dalla precedente manovra sortirà effetti insperati anche nel 2025 dopo averli offerti nel 2024. La pensione di vecchiaia 4 anni prima, ecco chi gode della novità del 2024 valida anche l’anno prossimo, questo ciò che adesso andremo ad analizzare.

Perché in effetti è bastata una correzione introdotta dal governo nella scorsa manovra di fine anno per accorciare i tempi di attesa per il pensionamento di alcuni contribuenti. E dal momento che si parla di pensione di vecchiaia il riferimento è a chi ha delle carriere lavorative non certo lunghe come quelle che prevede la pensione anticipata o le tante misure in deroga oggi in vigore.

Pensione di vecchiaia 4 anni prima, ecco chi gode della novità del 2024 valida anche l’anno prossimo

In pensione di vecchiaia 4 anni prima può dare false illusioni a chi per pensione di vecchiaia intende quella che comunemente si raggiunge a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati.

Invece parliamo della pensione di vecchiaia che per qualcuno non arriva prima dei 71 anni. E che grazie alla novità introdotta dal governo nel 2024, effettivamente torna alle origini e quindi ai già citati 67 anni. Partiamo dal capire di che genere di pensione parliamo.

La quiescenza di vecchiaia è la misura che consente ai lavoratori e contribuenti in genere, senza distinzione alcuna, di pensionarsi a partire dai 67 anni di età, raggiungendo una soglia minima di 20 anni di contributi a qualsiasi titolo versati. Quindi anche figurativi, volontari, da riscatto e così via.

Contributivi puri e soggetti misti, vecchi iscritti e nuovi iscritti, ecco le differenze

Come tutti sanno dall’entrata in vigore della riforma Dini e poi con i correttivi della riforma Fornero, i contribuenti italiani di fronte alle pensioni possono essere suddivisi in due categorie.

Da un lato quelli che hanno iniziato a versare prima del 1996 (anno di ingresso della riforma Dini) e dall’altro quanti hanno iniziato a versare dopo. I primi sono soggetti che rientrano nel sistema misto, cioè in parte retributivo ed in parte contributivo.

I secondi sono quelli che vengono chiamati contributivi puri, avendo il primo accredito di contributi dopo il 31 dicembre 1995. I primi vengono chiamati anche vecchi iscritti, i secondi nuovi iscritti.

Pensioni di vecchiaia ieri e oggi, ecco cosa è cambiato

La distinzione è particolare per diverse ragioni. In primo luogo per il calcolo della pensione. Infatti per i vecchi iscritti si applica il calcolo retributivo fino al 31 dicembre 1995 per chi ha meno di 18 anni di versamenti a quella data.

Oppure fino al 31 dicembre 2011 per chi ha più di 18 anni di versamenti sempre al 31 dicembre 1995. Per i periodi successivi invece si applica il contributivo, quindi dal 1° gennaio 1996 per i primi, e dal 1° gennaio 2012 per i secondi.

Cambiano anche alcune regole per la pensione. Perché per i contributivi puri c’è la possibilità di uscire dal lavoro anche a 64 anni con le pensioni anticipate contributive, per i misti invece no. Inoltre, per i contributivi non ci sono possibilità di godere di maggiorazioni sociali mentre per i vecchi iscritti si.

Per i nuovi iscritti ci sono le maggiorazioni contributive per il lavoro precoce (quello svolto prima dei 18 anni di età). Per i vecchi iscritti nulla da fare invece.

Pensione di vecchiaia 4 anni prima, ecco chi gode della novità del 2024 valida anche l’anno prossimo

Ma una differenza importante è quella della pensione di vecchiaia. Che per i nuovi iscritti a 67 anni di età si centra solo se la pensione arriva ad essere liquidata e supera un determinato importo. Invece per i vecchi iscritti la pensione di vecchiaia con 67 anni di età e 20 anni di contributi si centra a prescindere dal suo importo.

Questo determina un’altra grande differenza in materia di pensioni di vecchiaia tra retributivi e contributivi. I primi infatti non hanno una soluzione diversa dal raggiungere i 20 anni di contributi. Per i contributivi puri invece nella peggiore delle ipotesi si può andare in pensione anche a 71 anni con almeno 5 anni di versamenti.

E la novità di cui parlavamo in premessa, che produce la pensione di vecchiaia 4 anni prima riguarda proprio i nuovi iscritti. Che dai 71 anni possono facilmente passare ad un trattamento a 67 anni di età. Ma solo oggi, perché fino al 2023 non era così facile.

Ecco le regole della pensione di vecchiaia per contributivi e misti

Fino al 2023 i contributivi puri per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi dovevano raggiungere una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Significava nel 2023 che per andare in pensione di vecchiaia i nuovi iscritti dovevano percepire un trattamento di 754,91 euro al mese, essendo pari a 503,27 euro l’assegno sociale 2023.

Nel 2024 questo vincolo è stato eliminato. E adesso i contributivi puri per la pensione di vecchiaia a 67 anni, oltre a maturare almeno 20 anni di contributi devono raggiungere un trattamento che semplicemente deve pareggiare l’assegno sociale.

Significa una pensione non più bassa di 534,41 euro al mese, che è il nuovo importo dell’assegno sociale 2024. Quindi, una soglia più bassa che permette ai nuovi iscritti una pensione di vecchiaia 4 anni prima, perché non bisogna attendere i 71 anni.

Nel 2025 la situazione non cambierà, anche se l’assegno sociale adeguato al tasso di inflazione dovrebbe salire portando la soglia, si ipotizza, intorno ai 570 euro.