La pensione di vecchiaia a 71 anni di età presto sarà la regola generale per tutti i lavoratori. Oggi infatti è solo una forma di pensionamento che riguarda i lavoratori che rientrano interamente nel regime contributivo. Parliamo di lavoratori la cui carriera contributiva a qualsiasi titolo è iniziata dopo il 31 dicembre 1995. Oggi capiremo perché per i contributivi la pensione di vecchiaia si centra sicuramente a 71 anni e non a 67 come invece accade a chi rientra nel sistema misto avendo iniziato a lavorare prima del 1996.
La pensione di vecchiaia in sintesi
La pensione di vecchiaia spetta ai lavoratori che raggiungono una età minima prevista ed una soglia contributiva altrettanto mista. Oggi il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia è fissato a 67 anni mentre quello contributivo è fissato a 20 anni. Nel 2027 probabilmente l’età salirà di due mesi per l’aspettativa di vita. Ci sono però lavoratori che non possono andare in pensione con questi requisiti. E parliamo dei già citati contributivi.
La pensione di vecchiaia a chi rientra nel regime contributivo
Un contributivo puro può accedere alla pensione di vecchiaia con un requisito anagrafico superiore rispetto ai misti, e questo requisito oggi è pari a 71 anni, e salirà anch’esso di 2 mesi nel 2027. Bastano a 71 anni solo 5 anni di contributi versati. A 67 anni questi lavoratori che sono privi di contributi al 31 dicembre 1995, non possono andare in pensione semplicemente completando i 20 anni di contributi come accade a chi ha contributi prima di quella data. Perché serve anche che la pensione sia di importo minimo quanto meno pari ad 1,5 volte l’assegno sociale. Considerando che quest’anno l’assegno sociale è di circa 503 euro al mese e ne 2024 salirà ad oltre 530 euro al mese, gli interessati alla pensione di vecchiaia a 67 anni come contributivi puri dovranno raggiungere un importo della pensione prossimo ad 800 euro al mese. Altrimenti tutto slitterà a 71 anni.