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Pensione di vecchiaia già a 64 anni ma per tre anni assegno ridotto

Una pensione di vecchiaia già a 64 anni ma con tagli lineari temporanei e fino ai 67 anni di età del beneficiario.

Andare in pensione prima, grazie ad alcune nuove misure di pensionamento anticipato se mai dovessero nascere, non potrà non partire da delle penalizzazioni di assegno. Ormai pochi dubbi al riguardo. Perché in effetti le condizioni di cassa dell’INPS e la spesa pubblica non autorizzano ad essere ottimisti.
Eppure si potrebbe anche studiare una soluzione alternativa, che penalizza i lavoratori che escono prima rispetto alla pensione di vecchiaia, ma non per sempre. Pertanto, una pensione di vecchiaia già a 64 anni ma per tre anni assegno ridotto e poi la giusta pensione.
Una soluzione nuova, meno drastica per i pensionati.

Pensione di vecchiaia già a 64 anni ma per tre anni assegno ridotto

Andare in pensione a 64 anni, o meglio, tra i 64 ed i 72 anni è una novità promossa dal CNEL, cioè dal gruppo di esperti nominati anche per vedere di trovare una sintesi sulla riforma delle pensioni. Secondo questa proposta dovrebbero servire anche 25 anni di contributi e un trattamento non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
La proposta quindi è di una pensione flessibile. Ma come fa una misura ad essere flessibile se si offre una uscita così vantaggiosa come età? Effettivamente qualcosa dovrebbe creare l’alternativa dal punto di vista della scelta. Quale può essere una alternativa migliore rispetto a tagli di assegno per chi esce prima?

Effettivamente la misura si prefigge di portare i lavoratori a scegliere tra uscire prima dal lavoro con tagli di assegno rispetto ad una uscita rimandata all’età pensionabile a 67 anni o ancora dopo, fino a 72 anni, con premi contributivi.

Pensioni e tagli, il connubio deve continuare, ecco come

Partendo da questa proposta del CNEL sì potrebbe anche andare nella direzione meno pesante per chi decide di uscire prima. Una penalizzazione a termine. Traendo spunto da una vecchia proposta del vecchio Presidente dell’INPS Pasquale Tridico. Si potrebbe penalizzare quel lavoratore che lascia il lavoro a partire dai 64 anni, con un taglio del 3% o del 4% all’anno rispetto ai 67 anni.
Ma una volta arrivato a 67 anni questo lavoratore dovrebbe essere rivalutato con una pensione ricalcolata senza i tagli. Il motivo è che lasciando il lavoro prima un lavoratore è già penalizzato da un trattamento calcolato sulla base di coefficienti di trasformazione peggiori. Ed oltretutto, a carriera interrotta lo stesso lavoratore accumula meno contributi.

Pertanto, potrebbe anche essere il caso di assottigliare i tagli, ovvero di renderli meno duri limitandoli solo alla fase di anticipo. Come detto, una soluzione simile alla pensione in due quota, una contributiva liquidata in anticipo ed una retributiva liquidata a 67 anni come la proponeva tempo fa l’ex numero uno dell’INPS Pasquale Tridico.