Differenziare assistenza da previdenza. Questo è uno dei principali fattori che sono allo studio per la riforma delle pensioni. Abbassare la spesa pubblica diventa fondamentale per consentire una riforma delle pensioni piuttosto complicata da mettere a punto. E si potrebbe partire dal differenziare i lavoratori in base al lavoro svolto. Anzi, questo trend è quello che da anni ormai il legislatore sta seguendo. Era il 2011 quando si parlava di lavori usuranti. Una misura ancora oggi presente nel sistema. E che permette di andare in pensione a 61 anni e 7 mesi di età. E poi con l’Ape sociale sono nati i lavori gravosi, prima ridotte a 11 categorie, poi a 15 e adesso a molte di più. Perfino la quota 41 precoci ha nei lavori gravosi una delle categorie previste. E presto potrebbero estendersi le possibilità. Per esempio, il sottosegretario Claudio Durigon ha confermato da giorni che sul tavolo del governo c’è per esempio la possibilità di considerare anche i portalettere come lavoro usurante. Una apertura ad una singola categoria che apre scenari particolari. Perché è evidente che si ragiona su estendere i benefici di alcune pensioni anticipate anche ad altre categorie di lavoratori oggi fuori tutela.
I lavori usuranti ed i lavori gravosi, pensioni anticipate per chi svolge determinati lavori
Portalettere usuranti e quindi in pensione come gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico o come gli operai della linea a catena? Sembrerebbe una opzione allo studio. Ma come successo durante l’iter che ha portato nel 2022 ad una estensione della platea del lavori gravosi, inevitabile che adesso sorgano richieste e considerazioni per tanti altri lavori. I fornai per esempio, costretti a lavorare sempre di notte per far trovare il pane pronto all’indomani. Oppure i metalmeccanici che non sono sulla linea a catena. Ma anche i camerieri e i baristi dei locali notturni, oppure i carrozzieri e gli imbianchini alle prese con prodotti come vernici e simili, spesso tossici. La riforma delle pensioni potrebbe davvero portare a buone nuove per determinate categorie. Alle quali non verrebbe più preteso di arrivare a 43 anni di carriera per lasciare il lavoro prima o a 67 anni per lasciarlo con la vecchiaia ordinaria.
Pensione già a 61 anni aumentano i lavori che lo consentirebbero
Bisognerà vedere che piega prenderà questa novità. Perché le misure che oggi favoriscono il lavoratore con pensioni anticipate sono due. Una, lo scivolo usuranti, consente il pensionamento a 61,7 anni di età, con 35 anni di contributi e quota 97,6 completata. L’altra consente il pensionamento a 63 anni di età e 32 o 36 anni di versamenti. Per i portalettere, anche se mancano conferme ufficiali, l’idea è il lavoro usurante. Ma anche le altre categorie meritevoli di tutela dovrebbe rientrare in quello scivolo. Lavoro usurante che resterebbe da svolgere per la metà della vita lavorativa o al massimo, in 7 degli ultimi 10 anni di carriera.