In attesa che dalle parole si passi ai fatti e che le promesse di riforma del sistema previdenziale italiano diventino fatti compiuti, per diversi lavoratori il 2024 concederà loro di andare in pensione prima del previsto. Infatti esistono misure, alternative a quelle ordinarie, che permettono di anticipare la quiescenza, a prescindere da riforme in arrivo, nuove misure e nuovi provvedimenti. Sono sostanzialmente due le misure praticamente certe di restare in vigore l’anno venturo e che ricadono nel perimetro delle pensioni anticipate ordinarie. Una di fatto è una versione di pensione anticipata ordinaria, destinata a chi ha iniziato coi versamenti di contributi solo a partire dal 1996 o dopo. L’altra invece è senza limiti di età, distaccata da qualsiasi collegamento anagrafico del diretto interessato. Ma destinata solo a determinate categorie.
Pensione anticipata ordinaria, quale la versione che lo permette con soli 20 anni di contributi?
Qualcuno vorrebbe andare in pensione nel 2024? ecco due vie certe che anticipano la quiescenza, una per i contributivi, l’altra per i precoci. Esiste una particolare misura di pensione anticipata, che entra dentro le pensioni anticipate ordinarie. Lo dimostra il fatto che il funzionamento di questa misura è spiegato dall’INPS sul sito ufficiale dell’Istituto, nella scheda dedicata proprio alle pensioni anticipate classiche. La misura si chiama pensione anticipata contributiva e consente di lasciare il lavoro anche con 20 anni di contributi. Ma rispetto alle pensioni anticipate ordinarie, senza limiti di età, questa misura parte dai 64 anni. Serve però che l’assegno calcolato dall’INPS sia pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale che per il 2024 sarà sicuramente maggiore dei 503,27 euro odierni.
Pensione nel 2024? ecco due vie certe che anticipano la quiescenza
La seconda strada porta alla pensione con quota 41 per i lavoratori con almeno 12 mesi di versamenti prima dei 19 anni di età. parliamo dei precoci, che devono appartenere però a:
- Lavori gravosi;
- Invalidi;
- Disoccupati;
- Caregivers.
Per questa misura basta arrivare a 41 anni di versamenti e rientrare nei requisiti che ogni singola categoria prima citata prevede. I lavori gravosi che lo consentono sono 15. Infatti abbiamo:
- Facchini;
- Addetti assistenza soggetti non autosufficienti;
- Addetti non qualificati ai servizi di pulizia;
- Netturbini e addetti allo smaltimento e alla raccolta dei rifiuti;
- Maestri e maestre o educatori, di scuola dell’infanzia e asili nido;
- Infermieri delle sale operatorie o ostetriche delle sale parto che lavorano in turni;
- Gruisti e conduttori di macchinari per la perforazione in edilizia;
- Edili;
- Camionisti;
- Conciatori di pelli e pellicce;
- Agricoli;
- Marittimi;
- Siderurgici;
- Pescatori;
- Conducenti di treni e personale ferroviario viaggiante.
Requisiti per la quota 41
Oltre all’età ed ai contributi, per rientrare nella quota 41 serve per singola categoria, rispettare i requisiti previsti. Per i gravosi, una di queste attività prima citate deve essere stata svolta negli ultimi 10 anni di carriera per almeno 7 anni. In alternativa, bastano 6 anni di lavoro gravoso negli ultimi 7 anni di carriera. Gli invalidi devono essere invalidi civili almeno al 74% e confermati da commissione medica invalidi civili ASL. Per i caregivers, l’assistenza al familiare stretto disabile e convivente, deve essere cominciata da almeno 6 mesi prima della domanda. Infine per i disoccupati, bisogna aver preso tutta la Naspi spettante che deve essere terminata da almeno 3 mesi prima di presentare domanda di pensionamento.