La pensione sarà pari alla metà dell’ultimo stipendio, questa è la verità con cui i lavoratori devono imparare a fare i conti. Con il passare degli anni gli scenari per le pensioni sono sempre più bui e a sottolinearlo è una società di consulenza finanziaria che a inizio anno ha realizzato un’analisi sullo stato della previdenza italiana. Le pensioni sono sempre più lontane dall’ultimo stipendio e sono destinate ad allontanarsi anche nel tempo.
Non è una novità e possono testimoniarlo tutti coloro che hanno avuto accesso alla pensione nell’ultimo periodo: mai l’importo dell’assegno è stato quasi alla pari con l’ultimo stipendio. Anche se c’è ancora chi crede di andare in pensione percependo l’ultimo stipendio, la realtà dei fatti è molto diversa e l’importo che si dovrà imparare a gestire durante la terza età sarà molto più basso di quello che ci si aspetta.
Le cose, poi, sono destinate a peggiorare ancora con il passare degli anni, soprattutto per alcuni lavoratori.
Perché la pensione è pari alla metà dello stipendio?
Un tempo l’ultimo stipendio incideva in modo abbastanza significativo sulla determinazione della pensione spettante. Questo è accaduto fino a qualche decina di anni fa, quando a determinare la pensione da prendere era il sistema retributivo. Oggi, con il sistema contributivo a pesare sono solo gli effettivi contributi versati è non le ultime retribuzioni.
Un tempo bastava uno scatto di anzianità o un aumento di stipendio a determinare una pensione più alta, ma quei tempi sono finiti e oggi far aumentare l’importo della pensione è molto più difficile e proprio per questo i pensionati sono sempre più poveri e con assegni più bassi.
Mai una pensione riflette l’ultimo stipendio percepito. Lo studio che abbiamo citato in apertura evidenzia come, oggi, un dipendente statale su 3 arriva a percepire una pensione pari alla metà dell’ultimo stipendio.
Pensioni sempre più basse anche oggi
A peggiorare le cose si mette anche l’attuale governo che prevede non solo il taglio delle pensioni erogate con quota 103 e con ape sociale fino al compimento dei 67 anni, ma anche con penalizzazioni che prevedono il ricalcolo interamente contributivo del trattamento previdenziale.
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 ed ha una pensione contributiva, inoltre, il governo lo scorso anno ha inasprito i requisiti di accesso alla pensione anticipata contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi prevedendo un importo della pensione minimo da aver maturato pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (fino allo scorso anno l’importo doveva essere 2,8 volte l’assegno sociale e ora questo importo va bene per l’accesso solo delle lavoratrici con 1 figlio, mentre quelle con almeno due figli si fermano a 2,6 volte).
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