Il giorno 11 settembre è stato il giorno di un interessante appuntamento al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Ministro Giancarlo Giorgetti infatti ha avuto un summit con una delegazione di Forza Italia con presenti Capigruppo di Senato e Camera, cioè Maurizio Gasparri e Paolo Barelli.
Si tratta di uno dei primi summit con le forze politiche di maggioranza per mettere le basi alla manovra di Bilancio. L’esito dell’incontro è stato positivo come dimostra un comunicato di Forza Italia. Tra gli argomenti su cui la linea sembra ormai tracciata per l’inserimento nella Legge di Bilancio c’è il taglio dell’IRPEF.
Riforma dell’IRPEF, ancora una volta si cambia
Perché si pensa a riformare ancora una volta l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche che già nel 2024 ha prodotto un guadagno per diversi contribuenti, pensionati compresi. Perché è inutile dire che se si abbassa l’imposta da versare, cresce ciò che i cittadini prendono.
Questo vale per il lavoratore dipendente e vale pure per il pensionato. L’incremento dovuto ai nuovi scaglioni IRPEF insieme all’incremento per l’inflazione, dovrebbe portare alcuni pensionati a recuperare circa 140 euro al mese, cioè circa 1.820 euro annui in più.
Pensione più alta col taglio dell’IRPEF e l’inflazione, da gennaio 1.820 euro in più totali, ecco perché
Ogni provvedimento del governo trova come sempre il parere negativo delle opposizioni. E sicuramente sarà così anche per il taglio dell’IRPEF. Perché effettivamente il governo ha in cantiere di correggere scaglioni e aliquota dell’Imposta rispetto al 2024. In effetti già nel 2024 c’è stato un grande cambiamento. perché da 4 scaglioni si è passati a 3. E perché il primo scaglione ha assorbito il secondo. Portando i contribuenti su cui caricare l’aliquota più bassa al 23% da quelli fino a 15.000 euro a quelli fino a 28.000 euro.
Un aumento della pensione ma solo per quelle del ceto medio
Ci guadagnarono i contribuenti con redditi superiori a 15.000, ma soprattutto tutti quelli a partire da 28.000 euro di reddito ed a salire. Il che fece già polemica per via del fatto che si guardava a soggetti con redditi elevati, compresi i pensionati, lasciando inalterato il tutto per i redditi sotto i 15.000 euro, come per esempio molti titolari di pensioni basse.
Nel 2025 proseguirà il trend, perché il secondo scaglione che prevedeva aliquota al 35% sui redditi sopra 28.000 euro e fino a 50.000 euro, adesso diventa per redditi sopra 28.000 euro e fino a 60.000 euro. Ma soprattutto diventa con aliquota al 33%. Un altro favore ai contribuenti con redditi elevati e nulla in cantiere per chi ha pensioni o stipendi al minimo. L’accusa è già pronta, perché si favorisce così i benestanti del ceto medio.
Pensioni e perequazione, come funziona?
Al contrario l’accusa che si muove al governo è quella di prevedere un aumento delle pensioni rispetto al tasso di inflazione, tagliato. Il perché è presto detto. La pensione ogni anno si adegua al tasso di inflazione. Ma solo le pensioni fino a 4 volte il minimo godono dell’aumento pieno del tasso di inflazione che per il 2025 dovrebbe essere pari all’1,6%.
Per le pensioni più alte, come detto in un nostro precedente articolo, si va a scendere man mano che sale la pensione. Fino ad arrivare al 22% di aumento rispetto al tasso di inflazione (il 22% dell’1,6% fa 0,352%) per pensioni sopra le 10 volte il trattamento minimo. in questo caso l’accusa è di fare cassa sulle pensioni, anche se come si nota, si va a colpire gli stessi pensionati che godono di un vantaggio sul taglio dell’IRPEF, cioè sul ceto medio. Bagarre politica e polemiche che spesso non si comprendono. Ma è la politica.
Quali aumenti arriveranno ai pensionati del ceto medio?
Resta il fatto che da due modifiche normative come quelle prima citate, cioè meccanismo a scaglioni della perequazione e modifica all’IRPEF e ai suoi scaglioni, i pensionati con redditi pari per esempio a 60.000 euro godranno di un bell’aumento nel 2025. In base alle nuove aliquote IRPEF il pensionato con redditi pari a 60.000 euro, se tutto sarà ufficializzato (adesso si tratta di ipotesi e quindi di calcoli aleatori), otterrà un calo dell’imposta da versare di 1.440 euro.
Un utile di 120 euro al mese visto che anziché versare il 35% sulla parte di reddito sopra i 28.000 euro e fino a 50.000 euro, verserà il 33%. E perché sulla parte di reddito sopra 50.000 euro e fino a 60.000 euro, verserà il 33% e non il 43%. Oggi infatti gli scaglioni IRPEF sono:
- fino a 28.000 euro aliquota 23%
- da 28.000 a 50.000 euro aliquota 35%
- da 50.000 euro in poi aliquota 43%.
Con la nuova IRPEF ipotizzata, ecco che gli scaglioni saranno:
- fino a 28.000 euro aliquota 23%
- da 28.000 a 60.000 euro aliquota 33%
- da 60.000 euro in poi aliquota 43%.
Ecco i calcoli totali anche se ancora ipotetici
Ai 120 euro in più si deve aggiungere l’aumento per la perequazione. Che come detto parte dall’1,6% di inflazione ma che per pensionati con assegni sopra 10 volte il minimo (e i 60.000 euro sono sopra 10 volte il minimo), vale lo 0,352%. Poco più di 200 euro di aumento perequativo all’anno. Che porta il totale di aumento con i due strumenti a poco meno di 140 euro al mese.