Pensione precoci, dai requisiti alla domanda, la guida completa e perché si può a 59 o 60 anni Pensione precoci, dai requisiti alla domanda, la guida completa e perché si può a 59 o 60 anni

Pensione precoci, dai requisiti alla domanda, la guida completa e perché si può a 59 o 60 anni

Nel sistema pensioni italiano con la definizione di precoce si fa riferimento a quel lavoratore che ha iniziato a versare contributi in giovane età. Parliamo di iscrizione alla previdenza obbligatoria, perché i contributi che si considerano sono quelli a qualsiasi titolo versati. Ma se per il sistema in generale, il lavoro precoce è quello iniziato da minorenni, cioè prima dei 18 anni, per una misura di pensione abbastanza favorevole, si considerano i 19 anni. E per lo status di precoce serve almeno un anno di versamenti prima dei 19 anni di età. Anche se i 12 mesi di versamenti sono frutto di diversi periodi di copertura e senza continuità. E con questa particolare misura ancora oggi c’è chi può lasciare il lavoro nettamente in anticipo, persino a 59 o 60 anni. E adesso vedremo il perché.

Pensione precoci, dai requisiti alla domanda, la guida completa e perché si può a 59 o 60 anni

In funzione fin dal 2017 la quota 41 per i precoci è una misura che interessa davvero una moltitudine di lavoratori. Anche se la sua platea è ridotta a solo 4 categorie di contribuenti, andare in pensione con la quota 41 è una cosa che molti scelgono di fare ed hanno scelto di fare.
Come detto in premessa, bisogna rientrare nella categoria dei lavoratori precoci. Ma naturalmente non basta questo. Perché dei 41 anni di contributi necessari oltre all’anno versato prima dei 19 anni di età serve anche che 35 anni di contributi siano al netto dei contributi figurativi da disoccupazione e malattia. Contributi questi che valgono per il calcolo della pensione e per il diritto alla stessa, ma chi ne ha troppi e non vanta 35 anni di contributi effettivi come detto prima, non rientra nel requisito contributivo. Che poi per la quota 41 precoci è l’unico da rispettare. Perché non ci sono limiti anagrafici. E se il primo versamento è prima dei 19 anni, non è azzardato dire che c’è chi in continuità di lavoro può accedere alla pensione anticipata anche a 59 o 60 anni. Le categorie a cui la misura si rivolge sono:

  • caregivers;
  • invalidi;
  • disoccupati;
  • addetti ai lavori gravosi.

I requisiti per la quota 41 precoci, ogni categoria deve rispettare alcune condizioni

Chi deve accedere alla quota 41 se è un caregiver deve innanzitutto essere convivente con il parente disabile grave bisognoso di assistenza da almeno 6 mesi. Se invece l’interessato è un disoccupato, deve aver terminato di prendere la Naspi da almeno 3 mesi. E per l’intera durata dell’indennità di disoccupazione spettante dopo aver perso il lavoro involontariamente. Significa che senza il diritto alla Naspi non si può andare in pensione come precoci. Per gli invalidi vale la regola generale della percentuale di invalidità non inferiore al 74%. E per i lavori gravosi, tali attività devono essere state svolte per almeno 7 anni sugli ultimi 10 o per 6 degli ultimi 7. Attività gravose che sono:

  • lavoratori edili e tutti i lavoratori della manutenzione degli
  • edifici;
  • gruisti
  • conciatori di pelli e di pellicce;
  • macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
  • camionisti e autisti di mezzi pesanti;
  • infermieri ed ostetriche di sale operatorie e sale parto;
  • maestri ed educatori di scuola dell’infanzia e asili nido;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • facchini e addetti allo spostamento di merci;
  • addetti non qualificati ai servizi di pulizia;
  • netturbini e addetti alla raccolta o alla separazione dei
  • rifiuti;
  • agricoli;
  • pescatori;
  • siderurgici;
  • marittimi.

Come presentare domanda per la pensione di quota 41 per i precoci

Per la quota 41 per i precoci gli interessati devono presentare due domande all’INPS, una di certificazione del diritto ed una di pensione.
Con la domanda di certificazione del diritto l’interessato non fa altro che chiedere all’INPS di confermare il fatto che rientra nella quota 41. E deve farlo entro il 1° marzo di ogni anno. Altrimenti perde fino a 3 mesi di decorrenza per istanze di certificazioni posticipate rispetto al 1° marzo. Bisogna anche dire che la decorrenza del trattamento in genere è sempre posticipata di 3 mesi per via della finestra fissa.
Sia la domanda di certificazione del diritto alla pensione che la domanda di pensione vera e propria sono telematiche. Significa che vanno presentate all’INPS tramite il servizio dedicato nell’area riservata del sito istituzionale. O tramite patronati e professionisti abilitati o tramite accesso diretto con SPID, CIE o CNS.