Moltissimi sono i lavoratori che si preoccupano di quanto possano perdere sull’importo dell’assegno previdenziale anticipando di qualche anno il pensionamento. Rispondiamo ad un lettore di Pensioniefisco.it che ci scrive:
Buongiorno, mi chiamo G. sono nato ad Ottobre 1965 ed avrò acquisito ad Ottobre 2022, speriamo, 40 anni di contributi. Ho iniziato a 16 anni (ottobre 1982) a lavorare e dal 2004 sino ad ora ho lavorato su turni avvicendati comprese le notti. La mia domanda era quanti anni di turnazione con presenza di lavoro notturno, servirebbero per poter anticipare la fuoriuscita dal mondo del lavoro di uno o 2 anni prima dei fatidici 42 anni e 10 mesi. Se possibile quantificarlo, quanto perderei mensilmente per aver anticipato di 1 o 2 anni sulla pensione teorica al momento della naturale scadenza (appunto 42 anni e 10 mesi? Grazie mille!
Invitiamo i nostri lettori a consultare la guida: Pensione: tutto quello che c’è da sapere, la guida
Pensione qualche anno prima
Per essere riconosciuti come lavoratori usuranti (e per poter, quindi, accedere alla pensione quota 41 precoci) è necessario, per i lavoratori notturni, aver svolto almeno 64 giorni di lavoro notturno per almeno 7 anni nei 10 anni che precedono la pensione o aver svolto lavoro notturno (per almeno lo stesso numero di notti) per la metà della vita lavorativa.
Se, quindi, lavorando a turni svolge almeno 64 notti l’anno, facendo gli stessi turni da quasi 17 anni rientra senza dubbio nel beneficio.
Al raggiungimento dei 41 anni di contributi, quindi, potrà accedere al pensionamento con la quota 41 con un anticipo di 1 anno e 10 mesi rispetto alla pensione anticipata ordinaria.
Per quanto riguarda quanto perderebbe anticipando di un paio di anno sulla pensione che avrebbe preso al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi posso solo farle qualche esempio che, poi, può rapportare alla sua situazione.
Poniamo il caso di un lavoratore che ha una retribuzione lorda annua pari a 30mila euro: verserà di contributi 9900 euro l’anno (il lavoratore dipendente versa contributi pari ad un’aliquota del 33% della retribuzione). In due anni, quindi, questo lavoratore verserebbe 20mila euro circa di contributi.
A livello di trasformazione in pensione, ma solo sulla parte contributiva dell’assegno (per la parte retributiva il calcolo è più complesso ma basti sapere che se la retribuzione presa negli ultimi 10 anni è più o meno la stessa un anno o due in più di lavoro influiscono ben poco su questa quota) questi contributi maggiori possono portare un aumento dell’assegno pari a ad una cifra compresa tra i 64 ed i 67 euro lordi mensili (in base anche all’età in cui accederebbe).
Per dubbi e domande è possibile scrivere a: info@pensioniefisco.it
I nostri esperti provvederanno a dare una risposta al tuo quesito in base all’originalità.