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Pensione quota 100 anche dopo il 2021, l’ipotesi di riforma

Perchè non lasciare direttamente la quota 100 inserendo le penalizzazioni anche dopo il 2021?

Al centro del dibattito tra governo e sindacati c’è la riforma pensioni, il tema caldo del momento.

Prima della scadenza, a fine 2021, della quota 100, infatti, si deve varare una nuova misura che permetta il pensionamento flessibile.

Pensione quota 100 anche dopo il 2021?

E perchè non pensare alla stessa quota 100 rivista e corretta? La quota 100 potrebbe restare anche dopo il 2021?

Nel 2022, se non si interviene con una riforma, resteranno come metodi di pensionamento soltanto la pensione di vecchiaia, quella anticipata, la quota 41 che, però, è riservata solo ai lavoratori precoci e le pensioni contributive (riservate a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995).

Quello che si è lasciato intendere è che qualsiasi misura verrà introdotta per permettere un pensionamento flessibile dal 2022, sarà sul modello dell’opzione donna e, quindi, prevederà il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno apportando, di fatto, una penalizzazione alla somma spettante.

L’esecutivo è perfettamente consapevole di non poter agire sull’età pensionabile e, non avendo risorse, l’unica alternativa è quella di tagliare gli assegni.

Ovvio che, per chi non vuole penalizzazioni, restano le altre opzioni di pensionamento in vigore, meno convenienti in termini di tempo ma sicuramente più convenienti in termini economici.

Ma a questo punto, se si deve agire con un taglio sugli assegni tramite ricalcolo contributivo, perchè impazzire alla ricerca di una misura previdenziale che agisca nel giusto modo se la quota 100 ha dei requisiti anagrafici e contributivi così interessanti?

Anzi, si potrebbero affiancare addirittura quota 100 e quota 41 permettendo, quindi, un pensionamento rivolto a platee più ampie.