Il tema caldo di questi giorni è la riforma pensioni: la scadenza della quota 100, infatti, spaventa a causa delle condizioni di pensionamento che si inasprirebbero ancora.
E le ipotesi della misura che dovrebbe andare a prendere il posto di quota 100 sono molteplici anche se da qualche settimana ha rifatto capolino la quota 41 per tutti.
Quota 41 per tutti, con o senza penalizzazioni?
Era stata proposta dal governo giallo verde come prosecuzione previdenziale da applicare (guarda caso) proprio a inizio 2022, dopo la scadenza della quota 100.
Successivamente, con il cambio della maggioranza, sembrava essere stata accantonata proprio a causa delle alte coperture richieste.
Ma adesso rispunta.
Ricordiamo che attualmente esisite già una quota 41 ma che la stessa è riservata soltanto ai lavoratori precoci che abbiano maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età e che appartengano ad uno dei profili di tutela.
Una possibilità per attuare una quota 41 per tutti potrebbe essere quella di allargare la platea dei beneficiari della misura e renderla accessibile anche a chi precoce non è.
Ma come? La quota 41 per tutti avrebbe costi troppo alti, come abbiamo scritto in un precedente articolo, e comporterebbe inevitabilmente delle penalizzazioni per i lavoratori che sceglierebbero questo tipo di pensione.
A patto di inserire delle condizioni, sembrerebbe che la quota 41 pertutti sia attuabile. Per ridurre i costi della misura, infatti, sarebbe necessario imporre dei paletti che ne limitino l’utilizzo e il Ministro del Lavoro starebbe pensando proprio di attuarla in questo modo.
La soluzione potrebbe essere quella di allargare la quota 41 a tutti fissando però, un’età minima per l’accesso. Alcuni rumors fanno trapelare che la quota 41 potrebbe essere attuata ponendo come limite di età i 62 anni: una sorta di quota 103, quindi, che potrebbe essere la via di mezzo tra quota 100 e quota 41 per tutti.
Al momento non si è ancora abbandonata l’idea di prevedere anche una penalizzazione per chi accede imponendo il ricalcolo contributivo dell’assegno previdenziale.