Nessuna novità e nessuna riforma delle pensioni per il 2023. Ma una possibilità che resta tale come da oltre 10 anni a questa parte esiste di andare in pensione prima. Si tratta della pensione a partire dai 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi. È il cosiddetto scivolo usuranti, misura in vigore da anni. Una misura destinata a determinate categorie di lavoratori, e piuttosto appetibile, ma condizionata dal raggiungimento di quota 97,6. Nessuna cosa nuova sulla misura, ma occorre parlarne perché a maggio scade un importante adempimento che devono rispettare quanti potrebbero andare in pensione nel 2024 con questa misura. Infatti in pensione con quota 97,6 a 62 anni o prima, ma entro maggio le domande devono essere presentate all’INPS.
In pensione con quota 97,6 a 62 anni o prima, ma entro maggio le domande
La pensione con età fissata a partire dai 61,7 anni e con contributi minimi a 35 anni è il cosiddetto scivolo usuranti. 61 anni e 7 mesi di età è la soglia anagrafica minima da centrare. 35 anni di contributi è la soglia di età contributiva, altrettanto minima da versare. Completare il doppio requisito da solo non basta. Occorre completare anche la quota 97,6. E per completare la quota valgono anche le frazioni di anno. In pratica, per uscire a 61,7 anni di età occorre avere almeno 35 anni ed 11 mesi di contributi. Solo al completamento di questi due requisiti si inizia a calcolare al quota. A 62 anni esatti invece servono 35,6 anni di contribuzione versata.
La misura riguarda gli addetti alle mansioni usuranti, ovvero:
- Lavoro notturno;
- Lavoro sulla linea a catena;
- Conduzione dei mezzi di trasporto pubblico con capienza complessiva non inferiore a nove posti;
- Lavoro in gallerie, cave o miniere;
- Attività svolte in cassoni ad aria compressa;
- Lavoro di palombaro;
- Attività con esposizione alle alte temperature;
- Lavoro nella trasformazione del vetro cavo;
- Attività svolta in spazi ristretti e angusti.
Guida alla pensione con quota 97,6
La pensione in regime usuranti permette di anticipare notevolmente la quiescenza. Tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi però cambia la quota da centrare che sale a 98,6. Quota che come dicevamo, si calcola prendendo per buone anche le frazioni di anno. Nel lavoro notturno la quota non è fissa, o meglio, sale con il diminuire delle ore di lavoro notturne che si svolgono durante gli anni di lavoro. Per chi svolge o ha svolto lavoro notturno per più di 77 giornate l’anno, l’uscita è quella originaria, cioè con 61,7 anni di età, 35 anni di contributi e quota 97,6. Il riferimento normativo per capire cosa significa lavoro notturno sottolinea che come tale va considerato il lavoro effettuato interamente o in parte tra le ore 00:00 e le ore 05:00. Per i lavoratori che effettuano meno di 77 giornate di lavoro all’anno in questa fascia oraria, ma in misura compresa tra le 72 e le 76 giornate, si va in pensione con 35 anni di contributi versati, 62,7 anni di età e quota 98,6. Per chi svolge invece tra le 64 e le 71 giornate di lavoro notturno all’anno, la quota fissata è 99,6 e l’età sale a 63,7 anni. Fermo restando i 35 anni di contributi necessari.
Domanda in regime usuranti, come fare?
La domanda di pensione anticipata per gli usuranti è una di quelle che prevede un doppio adempimento da parte dei diretti interessati. Occorre prima di tutto presentare al domanda di certificazione del diritto allo scivolo. Solo dopo aver ottenuto la relativa certificazione di questo diritto all’uscita anticipata, occorre presentare al domanda di pensione vera e propria. La domanda di certificazione va prodotta con largo anticipo. Basti pensare che per chi completa una delle quote prima citate e raggiunge sia età che contributi necessari, nel 2024, dovrà presentare domanda di certificazione entro il mese di maggio 2023.
Cosa accade dopo la domanda di certificazione del diritto
Con una presentazione della domanda di riconoscimento del beneficio tardiva, cioè dopo il 1° maggio dell’anno precedente quello di maturazione dei requisiti, la decorrenza della prestazione slitta. In altri termini, si perdono mesi di pensione. Infatti presentarla dopo la scadenza di maggio ed entro il primo giugno fa perdere un mese di pensione. Se invece la domanda è presentata oltre un mese e fino a tre mesi di ritardo (1° agosto), la decorrenza slitta di due mesi. Si perdono invece tre mesi per domande presentate oltre i tre mesi di ritardo. Va anche detto che per domande tardive occorre attendere pure il provvedimento della direzione centrale dell’INPS che conteggia le risorse a disposizione per la liquidazione delle pensioni anticipate con questo scivolo. Provvedimento che specie sul finire di ogni anno, può arrivare con diversi mesi di ritardo portando l’attesa della pensione per gli interessati a slittare di molto, anche se poi si recuperano tramite arretrati. La pensione usuranti prevede l’interruzione del rapporto di lavoro svolto in base alla decorrenza della prestazione certificata dall’INPS con la risposta alla domanda di maturazione del diritto.