In nota Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief da il suo personale ok alla proposta del Ministro Renato Brunetta di prevedere uno scivolo fino a 5 anni per i dipendenti della pubblica amministrazione che voglio pensionarsi.
Uno scivolo a 62 anni anche per i dipendenti statali, questa l’ipotesi avanzata da Brunetta per favorire il ricambio generazionale che è stata accolta con molto entusiasmo dai dipendenti pubblici che, fino ad ora, erano stati esclusi da misure come il contratto di espansione e l’isopensione per i dipendenti del settore privato.
Lo scivolo a 62 anni per i dipendenti statali ha l’ok dell’Anief con riserva
Pacifico, pur plaudendo alla proposta di Brunetta fa delle considerazioni molto interessanti. Nella sua nota, infatti, si legge che “Mandare a casa dipendenti pubblici con un incentivo all’esodo: il progetto sarebbe contenuto nel piano del ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, le cui linee guida sono state annunciate ieri in audizione alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali di Camera e Senato, sulle linee programmatiche del dicastero, e oggi a Palazzo Chigi, attraverso il ‘Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale’ alla presenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dello stesso ministro per la PA. Secondo alcune anticipazioni della stampa nazionale, il ministro starebbe lavorando su uno ‘scivolo’ per la pensione, con un incentivo volontario all’esodo. Il piano dovrebbe essere finanziato anche con i soldi per il Recovery Plan”.
Ma Pacifico tiene a precisa che per avere l’ok dell’Anief la misura non deve prevedere penalizzazioni sull’assegno previdenziale: “Se confermata la notizia dell’anticipo pensionistico – spiega il Presidente Anief – ci trova d’accordo. Ci sono professionalità nell’amministrazione pubblica, a partire dal personale scolastico, particolarmente esposte a problemi di salute e sicurezza troppo alti, il cui operato deve essere collocato tra i lavori gravosi. Si tratta di dipendenti statali che già devono fare i conti con le conseguenze del burnout, tra l’altro per avere convissuto con un rischio biologico molto superiore ad altre categorie ma non riconosciuto dallo Stato: non possono pure essere lasciati in servizio fino a 70 anni di età, magari dopo 40 e più anni di contributi versati. È chiaro che per noi, però, qualsiasi forma di anticipo non deve comportare decurtazioni all’assegno pensionistico, anche perché già il sistema contributivo è purtroppo determinante in negativo nel tagliare le mensilità della pensione: ci aspettiamo un allargamento, per capirci, della Ape social, che permette di lasciare il lavoro dai 62 anni e non prevede di fatto alcun ridimensionamento dei compensi per che lascia il servizio. La decisione, tra l’altro, farebbe ringiovanire un comparto la cui età media è a dir poco sbilanciata verso l’alto”.