Pensione subito a 64 anni, 3 anni con assegno tagliato e poi pensione intera Pensione subito a 64 anni, 3 anni con assegno tagliato e poi pensione intera

Pensione subito a 64 anni, 3 anni con assegno tagliato e poi pensione intera

Pensione subito a 64 anni, ma con 3 anni di assegno tagliato e poi pensione intera al compimento dei 67 anni di età.

Andare in pensione prima è la speranza di molti lavoratori. Consentire il pensionamento anticipato, magari flessibile anche se penalizzato, dovrebbe essere il fulcro della prossima riforma delle pensioni. Perché le esigenze dei lavoratori devono per forza di cose essere incastonate con le esigenze di cassa dello Stato. Un mix deve essere per forza trovato. Perché per esempio, la quota 100 che non prevede penalizzazioni e che consentiva a tutti di andare in pensione prima del previsto al raggiungimento dei 62 anni di età e dei 38 anni di contributi è stata troppo costosa a detta di tutti. Lo stesso sarebbe la quota 41 per tutti come inizialmente la prevedeva la Lega. E allora ecco che la sintesi si può trovare con una pensione per quota, come la propose a suo tempo un vecchio Presidente dell’INPS e come, anche se in misura diversa, l’ha proposta anche se non ancora ufficialmente il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).

Pensione subito a 64 anni, 3 anni con assegno tagliato e poi pensione intera

Andare in pensione a 64 anni potrebbe essere molto allettante per i lavoratori. Soprattutto se con una carriera contributiva inferiore a quelle che comunemente accompagnano misure di pensionamento anticipate oggi. Dal CNEL prima citato, ecco che si parlava di una pensione di vecchiaia del tutto nuova, votata alla completa flessibilità. Con uscite tra i 64 ed i 72 anni. Secondo questa ipotesi di nuova pensione di vecchiaia, in pensione tra i 64 ed i 72 anni potrebbero uscire quanti si trovano con almeno 25 anni di contributi e un trattamento non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. Ed a libera scelta, perché con 25 anni di contributi sarebbe il lavoratore a scegliere a quale età uscire a suo piacimento.
La misura dovrebbe anche prevedere tagli di assegno per chi esce prima dal lavoro e premi per chi rimanda l’uscita, sempre nella forbice tra i 64 ed i 72 anni di età.

Non ci può essere una riforma delle pensioni senza penalizzazioni

Questa proposta del CNEL non è l’unica che parlava di tagli di assegno. GIà molti anni fa Cesare Damiano, quando era presidente della Commissione Lavoro della Camera, insieme a due colleghi del PD, Baretta e Gnecchi, propose con il DDL 857 una pensione flessibile dai 62 o 63 anni di età con 20 anni di contributi e tagli lineari di assegno in base agli anni di anticipo. Anche le nuove ipotesi di quota 41 per tutti prevedono tagli di assegno. Perché impongono un ricalcolo contributivo. La speranza è nella magnanimità di queste nuove misure, con tagli che, nelle speranze dei futuri pensionati, devono essere il meno forti possibile. O magari, con tagli a scadenza, nel senso che le pensioni anticipate verrebbero penalizzate solo per alcuni anni, fino al raggiungimento dei requisiti ordinari di pensionamenti.

La pensione con tagli limitati nel tempo

Sì potrebbe così andare nella direzione meno pesante per chi decide di uscire prima. Una penalizzazione a termine. Traendo spunto da una vecchia proposta del vecchio Presidente dell’INPS Pasquale Tridico. Si potrebbe penalizzare quel lavoratore che lascia il lavoro a partire dai 64 anni, con un taglio del 3% o del 4% all’anno rispetto ai 67 anni.
Ma una volta arrivato a 67 anni questo lavoratore dovrebbe essere rivalutato con una pensione ricalcolata senza i tagli. Il motivo è che lasciando il lavoro prima un lavoratore è già penalizzato da un trattamento calcolato sulla base di coefficienti di trasformazione peggiori. Ed oltretutto, a carriera interrotta lo stesso lavoratore accumula meno contributi.

Pertanto, potrebbe anche essere il caso di assottigliare i tagli, ovvero di renderli meno duri limitandoli solo alla fase di anticipo. Come detto, una soluzione simile alla pensione in due quote, una contributiva liquidata in anticipo a 64 anni ed una retributiva liquidata a 67 anni come la proponeva tempo fa l’ex numero uno dell’INPS Pasquale Tridico.