Decidere di andare in pensione prima provoca in molti lavoratori dubbi e perplessità: perderà molto sull’assegno previdenziale? Mi conviene attendere ancora prima di accedere alla pensione? E’ il caso di un lettore di Pensioniefisco.it che ci chiede:
A maggio 2021 ho compiuto 66 anni e 42 anni di servizio. A dicembre 2021 avrò 66 anni e 7 mesi con servizio lavorativo :42 anni e 7 mesi. Cosa mi consiglia..quota 100 o prolungo nel 2022 fino a 42 anni e 10 mesi. Attendo una vostra risposta.
Per approfondire consigliamo la lettura della nostra guida: Pensione: tutto quello che c’è da sapere, la guida
Pensione subito o meglio attendere?
Nel suo caso è veramente difficile capire se è meglio attendere o andare in pensione subito e le vado a spiegare il perché.
Accedere alla pensione a dicembre con quota 100, e con 42 anni e 7 mesi di contributi oppure attendere il 2022 per accedere con 42 anni e 10 mesi di contributi e rispettare la finestra mobile di 3 mesi che la porterebbe a 43 anni e 1 mese di contributi significa versare 6 mesi di contributi in più. Ma non sarebbe solo questo ad influire economicamente sulla sua pensione.
Se attende il compimento dei 67 anni per la pensione di vecchiaia che coincide con il raggiungimento del diritto alla pensione anticipata ordinaria, tra l’altro, l’assegno pensionistico verrebbe calcolato con un coefficiente di trasformazione più vantaggioso e per la precisione di 5,575% (anzichè di 5,391% spettante a 66 anni).
Quanto incide sulla pensione lo scatto del coefficiente di trasformazione? Facciamo un’esempio pratico su un montante contributivo di 357mila euro (versamenti per 8500 euro per 42 anni all’incirca, pari ad una retribuzione lorda annua di 25mila euro) che al compimento dei 66 anni darebbe luogo ad una pensione di 1480 euro al mese per 13 mesi, al compimento dei 67 anni spetterebbe (Senza contare i 6 mesi di contributi in più versati) una pensione pari a 1530 euro mensili per 13 mensilità.
Solo attendendo i 6 mesi, quindi, in questo caso si avrebbe una pensione più alta di 50 euro mensili e senza inserire nel conteggio i contributi versati nei 6 mesi di differenza, che potrebbero portare un ulteriore incremento sull’assegno previdenziale. Deve tenere conto, poi, di altre variabili poichè il coefficiente di trasformazione si applica solo sulla parte contributiva della pensione (contributi versati dal 1996) mentre gli ultimi stipendi influiscono favorevolmente sulla parte retributiva dell’assegno.
Il calcolo non è semplice come l’ho esemplificato io ma molto più complesso e l’incremento del suo assegno attendendo potrebbe superare anche i 100 euro mensili. Ovviamente tutto dipende dalla retribuzione che ha.
A tal propostio consigliamo la lettura del nostro articolo sul calcolo della pensione: Pensione da 57 a 71 anni, a parità di contributi come cambia l’importo?
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