Che sia agevolato o come originariamente previsto, il riscatto della laurea può essere un valido aiuto ai lavoratori per centrare i requisiti per accedere alle pensioni entro la fine dell’anno e prima che con le novità nel 2022, le pensioni si allontanino nel tempo come diverse ipotesi prevedono.
Prima di andare a spendere dei soldi per arrivare ai requisiti contributivi previsti, riscattando gli anni di laurea, occorre approfondire lo studio della propria posizione assicurativa da cui si determinerà l’assegno pensionistico.
Infatti ci sono misure che possono essere centrate ma che sono condizionate da un determinato importo della pensione. Per queste misure se la pensione liquidata è inferiore ad una soglia minima, nonostante gli altri requisiti necessari sono completati, non si può uscire dal lavoro.
Ed in questo caso spendere soldi per il riscatto della laurea sarebbe inutile, a maggior ragione se si pensa che riscattare il corso di studio ai fini previdenziali, non incide in maniera significativa sull’importo della pensione.
Pensione anticipata contributiva
Per capire il perché a volte si sconsiglia di ricorrere al riscatto della laurea, agevolato o meno, la pensione anticipata contributiva è l’esempio più calzante.
Si tratta di una misura destinata a soggetti che hanno il primo accredito di contributi dopo il 31 dicembre 1995. Si tratta dei lavoratori che nel sistema previdenziale vengono chiamati “contributivi puri”.
La misura loro destinata rientra nel campo della pensione anticipata Inps, ance se a dispetto della pensione anticipata ordinaria, che non ha limiti di età, questa misura per i contributivi puri ha nei 64 anni di età l’età pensionabile minima prevista. Oltre ai 64 anni compiuti, per accedere al trattamento pensionistico derivante da questa misura occorre aver versato non meno di 20 anni di contributi.
Per raggiungere questa soglia possono essere utili anche i contributi da riscatto del periodo dedicato allo studio universitario di un lavoratore. Il problema è che la combinazione 64+20 da sola non basta per accedere alla pensione con la anticipata contributiva.
Infatti oltre al doppio requisito anagrafico e contributivo occorre che la pensione liquidata sia superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Tra l’altro proprio questa soglia, che significa una pensione superiore a 1.200 euro al mese, è difficilmente raggiungibile se si considera che per la misura basterebbero 20 anni di contributi e che in linea di massima solo lavoratori con profili notevoli di assunzione e con stipendi altrettanto elevati potrebbero convertire 20 anni di contributi in una pensione da 1.200 euro al mese.
Tanto è vero che perfino il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha suggerito in una sua recente proposta di riforma del sistema, di abbassare la soglia da 2,8 volte l’assegno sociale, a 2,5 volte.
Occhio al riscatto della laurea, potrebbe essere inutile
Quando parliamo di riscatto del corso di laurea poi, va sottolineato che a prescindere dalla modalità di riscatto, che può essere agevolato o ordinario (cambia l’esborso del contribuente, ma ai fini previdenziali non cambia nulla), gli anni di studio recuperati ai fini pensionistici valgono per il diritto ma non per la misura della pensione.
In pratica, sono anni di contributi che servono per arrivare ai 20 necessari, ma che non incidono granché sull’importo del trattamento, ovvero, per arrivare ai circa 1.200 euro previsti.
E per quanto detto prima, se il riscatto serve, come logica vuole, per arrivare a 20 anni di contributi, il fatto che il tetto della pensione sia superiore a 1.200 euro potrebbe impedire l’uscita dal lavoro e i soldi spesi sarebbero pressoché inutili.