Niente quota 102, niente quota 41, ma uscite agevolate per qualcuno. Questo è il programma che sembra verrà portato avanti in materia previdenziale dal nostro governo.
Infatti dalla bozza del Recovery Plan oltre a scomparire quota 100, scompare qualsiasi riferimento a misure come la quota 102 o la quota 41 per tutti. Dal 2022 si andrà in pensione quasi esclusivamente con la riforma Fornero.
Ma è quel quasi a fare la differenza. Infatti qualche misura di pensionamento anticipato teoricamente dovrebbe fare capolino guardando a particolari categorie di lavoratori.
Pensioni per usuranti e gravosi, nel 2022 uscite agevolate
Se quota 100 sparirà molto lavoratori subiranno quello che è lo scalone di 5 anni da tempo preventivato perché si tornerà alle uscite con la legge Fornero, quasi esclusivamente a 67 anni di età. Pochi quelli che potranno dribblare questo evento.
L’intenzione del governo è il garantire a chi svolge lavori usuranti una uscita privilegiata, e secondo “Il Sole 24 Ore” si guarda ai lavori usuranti che già adesso hanno uno scivolo loro destinato.Infatti è dai minatori ai palombari, dagli autisti dei mezzi di trasporto pubblico agli addetti alla linea a catena quelli per cui l’idea sarebbe quella di garantire canali di uscita flessibili oltre alla quota 97,6 già oggi sfruttabile.
E poi di parla già di prorogare l’Ape sociale, e sarebbe l’ennesima proroga che permetterebbe l’uscita dai 63 anni di età anche oltre il 2021 per i lavori gravosi in special modo. Si ragionerà per ampliare magari le categorie da tutelare, ma dalle maestre di asilo agli infermieri delle sale operatorie, anche nel 2022 si potrà sfruttare l’anticipo dei 63 anni.
Opzione donna, fragili e contratto di espansione
Sempre con deroghe a ciò che accadrà nel 2022, cioè con il ritorno in forza alla legge Fornero, opzione donna potrebbe essere confermata e resa pressoché strutturale. Si parla di un triennio ulteriore di funzionamento per la misura.
E in materia lavoratori fragili invece, occhio all’ipotesi flessibilità. Per lavoratori fragili si pensa a quelli che hanno a che fare con particolari patologie. Per loro si pensa a introdurre una quota più bassa di uscita.
Quello che però sembra essere al centro della volontà del governo di garantire comunque alcune uscite agevolate è il rafforzamento dei contratti d’espansione.Una misura a basso costo per le casse statali come lo è il contratto di espansione non può non essere al centro delle ipotesi di intervento.
Si tratta della misura che permette l’uscita a 62 anni di età e che consente alle aziende di avviare la staffetta generazionale mandando in pensione fino a 5 anni prima dei 67 anni della pensione di vecchiaia, i lavoratori più anziani.