Mantenere un canale di uscita a 62 o 63 anni, in aggiunta all’Ape sociale rafforzata sembra una esigenza non certo trascurabile. Ma per non pesare troppo sulle casse dello stato si pensa di rendere questo canale di uscita selettino a determinate categorie di lavoratori. E deve prevedere, ovviamente, una riduzione dell’assegno che sia proporzionale agli anni di anticipo.
Pensioni 2022
Questa l’ultima ipotesi che fa capolino dalla riforma pensioni e che sembrerebbe essere stata aggiunta tra quelle già presenti sul tavolo tecnico della riforma.
A sollecitarne l’attuazione sono le forze politiche della maggiorazione ma anche i sindacati. Da sempre le parti sociali avanzano proposte per una flessibilità in uscita a 62 anni ma se questa viene rivolta solo a determinate categorie va bene lo stesso, visto che è risaputo che non tutti i lavoratori sono uguali e che alcuni, come mamme, gravosi, usuranti, hanno bisogno di maggiori tutele.
Comunque l’attesa dovrebbe quasi essere giunta al termine visto che palazzo Chigi sarà costretto a scoprire le carte entro la fine della settimana corrente o al massimo per l’inizio di quella successiva.
E le doti stanziate per la riforma delle pensioni dovrebbe essere tra i 4 ed i 5 miliardi di euro che dovrebbero essere ripartiti tra la rivaluzione degli assegni del 2022 e nuova misura di flessibilità.
Il prossimo anno, infatti, l’assegno pensionistico sarà rivalutato sulla base della ripresa registrata quest’anno e dovrebbe essere ripartita con un sistema di indicizzazioni a se fasce.
Il resto della dote, poi, dovrà essere destinato a rendere meno brusco il ritorno alla legge Fornero per i pensionamenti, dopo il definitivo NO ad una eventuale proroga di un anno della quota 100.
Attendiamo, quindi, le nuove del governo per saperne di più.