Anticipare la pensione o restare al lavoro, prendere una pensione più alta o uscire prima dal lavoro. Siamo alle solite, perché sono questi i dubbi che balenano in testa ai lavoratori quando è il momento di andare in pensione. Soprattutto per chi può godere della pensione anticipata a partire dai 62 anni di età, cioè quella prevista dalla quota 103, il dubbio è ancora maggiore. Perché ci sono alcune cose da chiarire. Chi può andare in pensione con la quota 103 infatti, può anche sfruttare alcuni bonus, che possono essere utili a far salire lo stipendio o a far salire la stessa pensione.
Pensioni 2024 e 2025, ecco il nuovo bonus che fa salire pensioni e stipendio
Sulle pensioni a 62 anni, cioè per quelle di quota 103, c’è un bonus che fa può far salire lo stipendio ma anche la pensione. Questo perché nel 2024 il governo ha deciso di confermare oltre alla quota 103, anche il bonus per chi rinvia la pensione. La quota 103 permette di uscire dal lavoro con 62 anni di età ma solo raggiungendo anche 41 anni di contributi versati. Rispetto alla quota 103 del 2023 però qualcosa è cambiato. La versione 2024 è piuttosto penalizzante. Partiamo dall’importo massimo della pensione che si può percepire con la quota 103. Per tutto il periodo di anticipo, cioè dai 62 anni ai 67 anni la pensione non può superare quattro volte il trattamento minimo. Significa una pensione non superiore a poco meno di 2.400 euro lordi al mese (598,61 euro è il trattamento minimo INPS). Questo vincolo dura fino ai 67 anni, quando con il nuovo calcolo della pensione, la soglia massima da centrare scompare. Inoltre la pensione è calcolata con il sistema contributivo ed è quindi abbastanza penalizzata. Uscire con la quota 103 è vantaggioso dal punto di vista dell’età anagrafica ma meno vantaggioso se si parla di calcolo della prestazione. Anche perché il calcolo contributivo accompagna i beneficiari per sempre e non scade a 67 anni.
Il bivio tra una pensione prima del previsto ed uno stipendio più alto
Insieme alla quota 103 il governo ha deciso di confermare il bonus contributivo per chi rinvia la pensione. Infatti lo sgravio contributivo è appannaggio del lavoratore che nonostante abbia completato i requisiti utili alla quota 103 decide di restare al lavoro. Ma il bonus non è automatico, e lo sgravio contributivo va richiesto tramite domanda all’INPS. Il lavoratore che nonostante il diritto alla quota 103 decide di restare in servizio può godere dello sgravio contributivo per la parte di contribuzione a suo carico che ricordiamo è pari al 9,19%. Lo sgravio rappresenta un aumento automatico dello stipendio non appena la richiesta del lavoratore è approvata. Ma prima di capire che genere di aumento di stipendio spetta agli interessati, non si può non ricordare che già senza bonus contributivo di quota 103, i lavoratori già oggi versano meno del 9,19% di contributi. E lo devono al taglio del cuneo fiscale. Ci sono lavoratori che già oggi godono dello sgravio del 3% per imponibili fino a 1.923 euro. Oppure del 2% per imponibili superiori a 1.923 euro e fino a 2.692 euro. Il tutto senza considerare l’ulteriore sgravio del 4% come previsto dall’ultima legge di Bilancio.
I due vantaggi dell’uscita ordinaria rispetto alla quota 103
Al vantaggio dello stipendio il lavoratore che decide di posticipare l’uscita deve aggiungere quello oggettivo della pensione futura. Considerando il fatto che il lavoratore posticipa l’uscita continuando a lavorare, egli maturerà altri contributi previdenziali utili alla misura. Per esempio, chi a 62 anni con 41 anni di contributi rinuncia a quota 103 lavorando altri 22 mesi a stipendio maggiorato come prima spiegato, andrà in pensione a 64 anni con 42,10 anni di versamenti. Quindi, circa due anni in più di contributi che determinano per forza di cose una pensione più alta. E poi, uscendo a 64 anni e non a 62 anni la quota contributiva della pensione verrà calcolata con un coefficiente migliore previsto a 64 anni rispetto che a 62.