La riforma pensioni 2024 non prevede nessuna grossa novità per il 2024 in ambito previdenziale. La quota 103, in scadenza il 31 dicembre 2023, non sarà rinnovata, ma al suo posto debutterà la quota 104. Si tratta di una misura che richiede, fermi restando tutti i vincoli previsti dalla quota 103, 41 anni di contributi e 63 anni di età.
La quota 104 esclude molti lavoratori
La quota 104, oltre a essere una misura restrittiva, così come lo era la quota 103, appare anche una misura piuttosto inutile visto che permette l’uscita a 63 anni di età, come l’Ape sociale. La differenza tra le due misure è rappresentata dagli anni di contributi richiesti e per l’Ape sono necessari anche 11 anni di contributi in meno.
Ovviamente per chi, al compimento dei 63 anni ha raggiunto i 41 anni di contributi, viene offerta una via di uscita alternativa all’Ape che, anche nel 2024, resta limitata a categorie di lavoratori che necessitano tutela.
La quota 93,5, 95,5 e 99,5
L’Ape sociale cambia requisiti di accesso nel 2024 e viene innalzata l’età necessaria dagli attuali 63 anni e 63 anni e 5 mesi. Insomma, 5 mesi di attesa in più per uscire con questa misura che, di fatto, esclude i nati tra il 1° agosto e il 31 dicembre del 1961 nel 2024.
Per caregiver, disoccupati, invalidi sono richiesti, come lo scorso anno, 30 anni di contributi (che se sommati all’età anagrafica necessaria danno luogo a una sorta di quota 93,5). Per usuranti e gravosi sono richiesti 36 anni di contributi (quota 99,5) con l’esclusione di tre categorie per le quali sono necessari solo 32 anni di contributi (quota 95,5), ovvero:
- Operai edili, come indicati nel Ccnl per i dipendenti delle imprese edili ed affini;
- Ceramisti;
- Conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta.
Per le lavoratrici madri appartenenti alle tre categorie citate il requisito contributivo è ridotto di dodici mesi per ciascun figlio, sino ad un massimo di ventiquattro mesi, con riferimento ai trentadue anni di anzianità contributiva.