Arrivare a 67 anni e trovarsi con uno, due o addirittura 5 anni in meno rispetto ai 20 che servono per la pensione di vecchiaia. Oppure capire di rientrare nella pensione anticipata contributiva come profilo, ma trovarsi nella stessa situazione, cioè quella di avere determinati anni di contribuzione mancanti. In questi caso come si fa? La soluzione c’è, ed è stata la legge di Bilancio del 2024, cioè quella in vigore dallo scorso primo gennaio, ad introdurla.
Perché per determinati contribuenti c’è la possibilità di riscattare fino a 5 anni di contributi in modo tale da trovarsi al compimento dei 64 o 67 anni, in condizione di poter andare in pensione.
Pensioni 2025 a 64 o 67 anni: subito 5 anni di contributi in più ed è fatta
La legge di Bilancio 2024 ha ripristinato una misura che era stata già in funzione per tre anni dal 2019 al 2021 introdotta in quel caso del decreto numero 4 del 2019 (lo stesso decreto di reddito di cittadinanza e quota 100, ndr). Adesso la misura viene nuovamente attivata, e resa disponibile anche per chi ha già sfruttato la precedente.
Ciò che effettivamente è stato reintrodotto per il biennio 2024/2025 si chiama pace contributiva. L’INPS ne ha illustrato il funzionamento con la circolare del 29 maggio 2024, precisamente la numero 69. Come per il precedente provvedimento del 2019, la misura riguarda solo i cosiddetti contributivi puri, cioè soggetti che hanno il primo accredito successivo al 31 dicembre 1995. E come la precedente, anche stavolta con la pace contributiva si possono riscattare fino a 5 anni di vuoti contributivi, ovvero di periodi scoperti da contribuzione di qualsiasi genere. Chi di anni ne ha già riscattati 5 con la vecchia pace contribuenti adesso ne può riscattare altri 5.
A cosa può servire la pace contributiva 2025
Una facoltà che serve sia per raggiungere i requisiti per le pensioni, come detto in premessa, che per aumentare il proprio montante contributivo. Perché la pace contributiva può tornare utile anche a chi vuole prendere una pensione più alta.
Il periodo non coperto da contribuzione che può essere adesso completato con la pace contributiva non deve essere per forza consecutivo. Dal momento che la pace contributiva riguarda quelli privi di versamenti prima del 1996, è evidente che i periodi riscattabili possono essere solo quelli successivi al 31 dicembre 1995. Essendo un provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio 2024, il riscatto di questi vuoti può riguardare periodi fino all’entrata in vigore della stessa legge, cioè fino al 1° gennaio 2024. Oltretutto possono essere riscattati solo i periodi intercorrenti tra l’anno del primo accredito e il 1° gennaio 2024. Chi ha iniziato a lavorare nel 2000 infatti non potrà certo riscattare gli anni dal 1996 al 1999, ma solo i vuoti tra il 2000 e la fine del 2023.
Serve la domanda e possono farla i diretti interessati ma anche altri soggetti
La pace contributiva può essere esercitata solo presentando una domanda. La deve presentare il diretto interessato o al più i suoi superstiti se il contribuente è deceduto. Ma c’è anche la possibilità che se ne occupi il datore di lavoro. Con una misura che rientrerebbe quindi nell’esodo incentivato. in pratica il datore di lavoro può scegliere di versare i 5 anni di vuoti al posto del contribuente per favorire il raggiungimento della pensione e quindi per ridurre personale. Il costo del riscatto è da quantificare in base alla media delle ultime 12 mensilità di retribuzione lorda utile ai fini pensionistici e con l’aliquota del fondo a cui il lavoratore versa (per il FPLD dei dipendenti il 33%). Il versamento può essere in unica soluzione, che è la via da usare per chi ha fretta di raggiungere i 20 anni di versamenti. Ma può anche essere pagato a rate mensili e fino a 10 anni di rate (120 rate, ndr).
Come andare subito in pensione nel 2025 con la pace contributiva
L’onere, ovvero la spesa sostenuta può essere scaricata dal reddito. Ma rispetto alla pace contributiva precedente, non c’è la detrazione del 50% della spesa sostenuta, ma la deduzione al 100% dal reddito imponibile. Anziché ridurre l’IRPEF dovuta del 50% di quanto versato nell’anno di imposta a cui fa riferimento la dichiarazione dei redditi, l’intero importo versato in quell’anno può essere sottratto alla base imponibile su cui si calcola l’IRPEF. Uno sconto sulle tasse che se è il datore di lavoro a presentare domanda, sconta lui.